C’ERA UNA VOLTA UNA GATTA

Il racconto è stato pubblicato sul quotidiano Libero, nella pagina dedicata agli animali, il cinque novembre 2017.

Sì! Mi è piaciuto titolare questo breve e modesto racconto, nel modo in cui iniziano le favole classiche, perché alla fin fine esso ha un contenuto fantasioso, come una favola.

Tanti anni fa, non ricordo con precisione quanti, ma sicuramente circa venti, fu regalata a mia moglie una gattina soriana, proveniente da una bella cucciolata procreata da una gatta, incrociata con un persiano. Questa gattina, a cui demmo il nome di “minou”, presentava i tratti caratteristici più del gatto comune europeo che della razza persiana.
Non era il primo gatto e non sarebbe stato l’ultimo, a farci compagnia con la discrezione tipica di questi felini. Le persone più superficiali considerano la discrezione, l’autonomia ed il forte istinto individualistico del gatto, caratteristiche che li rendono incapaci di interagire con gli umani. E’ evidente, che costoro non ne hanno mai posseduto uno.
Scusate. Ho usato un’espressione impropria. I gatti non si fanno possedere…, ma ci concedono graziosamente la loro compagnia ed anche il loro affetto, soprattutto se non dimentichiamo mai la loro intrinseca natura che è notevolmente difforme da quella dell’altro animale domestico, per eccellenza: il cane. Rispettare con consapevolezza questa loro natura, consente d’instaurare un rapporto gratificante anche con il nostro felino.
Queste caratteristiche erano marcatamente presenti in minou, alle quali si aggiungeva una notevole dose d’intelligenza, nell’accezione, che a questa facoltà, è comunemente data agli animali.
Numerosi sono stati i gatti, che in oltre trenta anni, hanno frequentato la mia casa, a partire da quel grazioso cucciolo fulvo, di poche settimane, che ho trovato ai piedi della porta di casa, poco dopo sposato, e che fatto entrare per rifocillarlo, non ne uscì più. Un’altra considerazione facilitò la sua adozione: quella che un gatto di siffatto colore è considerato di buon auspicio e, guarda caso, lo stesso giorno, nella cassetta della posta, ho trovato la lettera d’assunzione in banca!
Fra tutti i gatti che si sono avvicendati nella mia casa, in special modo dopo esserci trasferiti fuori città, dove un ampio giardino ci consente di ospitarli in modo più naturale, Minou è quella che ricordo con maggior piacere e con gran nostalgia.
Essa mi seguiva quasi sempre quando attendevo ai lavori in giardino e, spesso, quando mi allontanavo a piedi dalla mia casa, mi accompagnava, seguendomi a qualche metro di distacco, finché la distanza percorsa diventava eccessiva per essa. Le piaceva essere coccolata, acciambellata sulle mie gambe, esprimendomi il suo gradimento, con un intenso ronfamento.
Minou è sempre vissuta libera, nel giardino, nel quale abbiamo cercato di crearle degli angoli personalizzati, anche se con scarso successo, sia con lei sia con gli atri gatti, i quali sono solo loro ad eleggere i propri spazi.
Grazie a questa completa libertà, che ho sempre reputato giusto concedere ad un animale dalle spiccate doti d’autonomia ed indipendenza, e che qualche volta mi è costata la perdita di alcuni di essi, Minou, da buon esemplare di femmina fertile (sulle cui caratteristiche fisiologiche non ho mai voluto che si intervenisse), ha procreato innumerevoli volte. In pratica, quasi ogni volta che andava in calore. Se non vado errato, perché di tale computo si occupava mio figlio, sono stati 85 i cuccioli partoriti, fino a sette in una sola volta. Non tutti sono sopravvissuti, ma tutti erano dei cuccioli bellissimi, in particolare quando alcuni di essi manifestavano le peculiarità della razza persiana, presente nei suoi geni. Proprio per questo motivo la sua progenie ha sempre trovato sistemazione presso parenti, amici, conoscenti e vicini di casa.
E’ nota a tutti la capacità di allevare con somma cura i propri piccoli da parte delle gatte, e quella di sorvegliarli e proteggerli con una dedizione ed una forza che ti lascia stupito, perché inimmaginabile, finché non ne hai coscienza.
Ebbene, Minou anche in queste situazioni, aveva un qualcosa in più delle sue consimili.
Valga un solo episodio, il più sorprendente di tanti, per rendere vagamente l’idea di questa affermazione.
Un giorno, mentre Minou era intenta ad allattare una delle sue cucciolate, per distrazione, fu lasciato aperto il cancello pedonale. Da diversi giorni girava nel comprensorio un cane, di media taglia, certamente abbandonato. Quel giorno, spinto dalla curiosità e dalla fame, detto cane ebbe l’ardire di introdursi nel giardino e di entrare in contatto visivo con minou, la quale, con i fulminei tempi di reazione dei gatti, gli si avventò contro, inducendolo ad una fuga precipitosa quanto incontrollata. Non conoscendo, infatti, il “territorio” ed in preda al panico, il cane, malgrado fosse più grande di Minou, fu, da questa, costretto a girare in tondo, intorno alla casa, per più volte senza riuscire a trovare una via di fuga. Sembrava il classico inseguimento, più volte rappresentato nei cartoni animati. Dopo aver fatto più giri, il cane riuscì a vedere da dove era entrato e si lanciò verso il piccolo cancello rimasto accostato, vi giunse con una tale velocità ed in preda ad un vero e proprio terrore, che invece di attraversarlo per l’angusto spazio usato in precedenza, ci rovinò sopra con tutta l’inerzia della spinta della sua corsa, causandone la chiusura. A quel punto minou si fermò davanti ad esso, che giaceva appiattito per terra, stordito emettendo guaiti di paura, con il dorso inarcato, il pelo dritto e lo sguardo fiero e soddisfatto di chi aveva sconfitto ed umiliato un avversario, più grosso di lei.
Il cane grazie al mio intervento, non subì conseguenze peggiori.
Non lo rividi mai più nei dintorni.

L’indipendenza e la libertà, purtroppo, hanno un prezzo.
All’età di tredici anni, circa, minou contrasse un’infezione all’utero, che le fu asportato per evitare conseguenze esiziali.
Da quel momento in poi, non fummo più allietati dalle cucciolate alle quali ci aveva abituato e la sua vita continuò ancora circa tre anni, finché, proprio l’intensità e la pienezza con la quale l’aveva vissuta, non la spinse progressivamente verso il destino di tutti.
Ricordo con commozione gli ultimi giorni, nei quali malgrado tutto, non si poteva più evitare la naturale conclusione della sua vita. Ricordo il suo abbandono nella cesta, nella quale si era rannicchiata, forse consapevole di quanto stava compiendosi, ricordo i miei tentativi di chiamarla e di scuoterla dal torpore, sollevandole con delicatezza il capo, privo ormai della forza di sostenersi.
L’ho seppellita nel giardino sotto un piccolo albero di pere.
Non nascondo che spesso la memoria ritorna agli anni condivisi con questa dolce gatta e sarà forse proprio per questo che, non molto tempo fa, passando davanti a quel cancello nominato prima, ho scorto, non senza provare un sussulto emotivo, un gatto, che faceva capolino, dietro alle geometrie della sua struttura di ferro.
Era una gatta, mai vista prima. Capita spesso che altri gatti si affaccino nel giardino, considerato che, ora, continuo ad ospitarne altri due. No questa no, non si era mai vista, tanto più che sembrava la perfetta copia, o come si dice oggi: il clone di Minou.
Ho tentato di avvicinarmi con delicatezza, per evitare che si allontanasse. L’ho chiamata: ”Minou” anche se comprendevo l’irrazionalità del mio atteggiamento. Si è allontanata di poco. Ho aperto il cancello ed ho cercato di seguirla. Non scappava. Era tranquilla. Prima di girare l’angolo, al mio ulteriore richiamo, si gira, mi guarda, sì mi guarda, capisco che ciò non ha senso, ma mi piace pensare che lo abbia.
L’ho seguita con lo sguardo, finché non è scomparsa dalla vista… vicina al pero.

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