IL CANOPO
“Incontro” con Adriano Publio Elio Traiano, imperatore di Roma dal 117 al 138 d. C.
Io abito nella frazione di Tivoli, Villa Adriana, il cui nome giustamente, si rifà alla sua posizione territoriale, nella quale è compresa la monumentale residenza dell’imperatore Adriano da lui intensamente voluta, nella campagna laziale, come residenza extraurbana, per il suo piacere di appartarsi in un luogo tranquillo e ameno in compagnia della sua corte e del suo amato Antinoo, quando tornava dai suoi numerosi viaggi nelle province del suo vasto impero.
Nel complesso di circa centoventi ettari, ricco di fonti d’acqua, che dista una trentina di chilometri dall’Urbe, viveva e operava un numero imprecisato di schiavi e di liberti, dediti alla cura e alla manutenzione dei suoi numerosi monumenti, cui si aggiungevano artigiani e operai e anche dei militari addetti alla sicurezza dell’imperatore oltre alla sua corte di dignitari e amici: il tutto per una popolazione di questa piccola “città” che si stimava intorno alle quindicimila persone.
Adriano che si occupava, fra le altre cose, anche di architettura, fece costruire questa sontuosa “villa” nella quale furono riprodotti i monumenti più celebri da lui ammirati, nelle province senatorie, in quelle imperiali, negli stati vassalli e in quelli da lui conquistati durante il suo regno.
Detti monumenti furono riprodotti in scala ridotta, ma attribuendo loro il nome originario quali: Il Liceo, L’Accademia, il Pritaneo, il Canopo, il Pecile, la valle di Tempe ed altri ancora.
Villa Adriana rappresenta così, un grande “luogo della memoria” di un uomo straordinario
Nel comprensorio dove abito, che dista meno di un chilometro in linea d’aria dalla residenza di Adriano, tutte le strade hanno nomi riferiti ai monumenti adrianei: nella fattispecie io abito in via del “Pecile”.
Questa posizione contigua al complesso archeologico di Villa Adriana, secondo, forse, solo a quello di Pompei, mi ha affascinato fin dal primo momento. Diverse volte, nel corso degli anni, l’ho visitato e fotografato, respirando quell’atmosfera magica che tanto piaceva all’Imperatore e che mi ha coinvolto, come sempre mi accade nei luoghi della storia che ho visitato e davanti alle opere d’arte, in ogni loro espressione; sensazioni che ho sempre provato nei numerosi e bei luoghi di storia ed arte di cui il nostro paese è pieno, anche se spesso trascurati e poco valorizzati.
La contiguità con la “villa” di Adriano non poteva sfuggire a questo mio coinvolgimento culturale ed emotivo, spesso sono solito scherzare con gli amici dicendo: ”Ogni tanto, vista la vicinanza di Adriano l’invito a venire a casa mia per offrirgli un caffè!”
Scherzi a parte, questa battuta e quanto precede sono solo la premessa di un piccolo ma particolareggiato evento onirico che ho avuto, che non è il solo accadutomi negli ultimi anni.
In questo sogno, che spero di ricordare in maniera sufficientemente precisa, sono stato proiettato all’interno della “villa” Imperiale, attraversando il portale della prima parte del suo monumentale complesso architettonico. Questa prima parte è, guarda caso, la struttura edilizia del Pecile, da cui, come scritto prima, prende il nome la via dove abito.
Il nome Pecile, di origine greca, significa “portico dipinto”, dal nome di uno dei portici dell’Agorà di Atene, che fu così chiamato dopo esser stato decorato, nel quinto secolo a.C., con pitture che si rifacevano alla mitologia greca, alla distruzione di Troia, alla battaglia di Maratona.
Nel Pecile si conservavano le armi tolte ai nemici; vi si riunivano i filosofi seguaci di Zenone: gli stoici.
La funzione più importante di detta area era, appunto, la serenità e la quiete che in essa si poteva godere, lasciando un opportuno spazio dedicato alla meditazione e alle discussioni filosofiche, grazie alle alte mura perimetrali che soffocavano i rumori ed i clamori della vita quotidiana che si svolgeva oltre esse!
Mentre continuo a inoltrarmi nel Pecile, da lontano inizio a distinguere alcune persone che indossavano delle sontuose toghe e passeggiavano tranquillamente parlando fra loro; ogni tanto si fermavano facendo corona a un personaggio centrale che doveva essere il più nobile di essi.
La visione era ancora confusa, come pure il ricordo ma questo piccolo capannello di persone mi colpisce e spinto dalla curiosità continuo a camminare verso di loro, non senza un po’ di emozione che, però, mi comunicava sensazioni piacevoli: stavo per entrare in contatto con dei veri e nobili romani!
Non avrei mai immaginato che fra loro ci fosse stato proprio lui: l’imperatore Adriano Publio Elio Traiano.
Lo riconobbi quasi subito, quando coloro che lo contornano si fermano per girarsi verso di me: un insolito straniero e vedo il suo volto ornato da una barba curata, caratteristica questa, che avevo letto essere una peculiarità unica fra gli imperatori romani, dovuta al suo omaggio verso la filosofia greca.
“Bene e ora cosa faccio, come mi comporto e prima di tutto come parlo con questi uomini e con l’imperatore, che atteggiamento devo avere; non ho conoscenza di un protocollo da rispettare e se suscitassi diffidenza e rappresentassi un pericolo per l’imperatore?” Però, non vedendo una scorta di pretoriani, mi tranquillizzai un po’.
La mia coscienza fece il resto, dicendomi: guarda che il sogno è tuo, mica dell’Imperatore e dei suoi compagni!
“Giusto, mi son detto, che cosa mi potrà mai capitare oltre allo svegliarmi?”
Mi avvicino al piccolo gruppo che già mormora qualcosa che non comprendo, sicuramente chiedendosi chi sono e “cosa” sono, visto il mio aspetto di millenovecento anni futuri, che a loro appariva come un’immagine buffa, a sentire anche dalle loro risate.
L’unico rimasto serio ma meravigliato come gli altri, è proprio l’Imperatore che, dopo alcuni secondi, fa zittire i suoi compagni e mi fa cenno di avvicinarmi.
Mi faccio coraggio e raggiungo il gruppo, fermandomi davanti all’Imperatore.
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La figura dell’imperatore era degna della sua fama, tramandata nei secoli e spesso citata quale esempio di persona illuminata, autorevole e lungimirante.
Era di origine spagnola, appartenente alla famiglia senatoria di Italica, antica città romana della provincia di Baetica.
Connazionale di Traiano, quindi, il quale dopo aver ricoperto numerose importanti magistrature, preliminari alla carriera senatoria, oltre ad aver servito come tribuno militare in varie parti dell’impero ed essere stato scelto da Traiano come questore nella prima guerra contro la Dacia, tribuno della plebe, pretore, comandante di legioni nella Germania meridionale, pluridecorato, governatore della Pannonia dall’anno 107, dove aveva sconfitto gli Iazigi, fu infine eletto console.
Le sue esperienze belliche e di amministratore delle province e già iniziato ai segreti di governo quando era nella corte di Traiano, le sue doti politiche e umanistiche unite a una straordinaria coscienza del dovere e alla sua volontà di pace lo indicavano come il candidato ideale per diventare imperatore.
Così fu!
Egli era anche uno storico, un letterato, un filosofo, un amante degli scrittori latini più antichi quali: Ennio, Celio, Catone. Componeva epigrammi sia in latino sia in greco e la sua mente era sempre disposta ad apprezzare ciò che era degno di esser visto e conosciuto.
Adriano aveva una personalità complessa, ascese al potere nel 117 ma ritornò a Roma nel 118, prendendosela calma preferendo ancora soggiornare in Oriente.
Non era, anche lui, scevro dal prendere delle decisioni drastiche, ad esempio, contro coloro che parteciparono a una congiura di alcuni militari di alto rango che miravano alla conquista del trono.
È indubbio che il suo regno sia stato uno dei più illuminati della storia dell’impero Romano, che sotto di lui raggiunse il massimo delle dimensioni, comprendendo buona parte dell’Europa, dell’Africa del nord, dell’oriente fino alla Mesopotamia, confinante con I Parti a Est e con il vallo di Adriano a nord nella Britannia.
Va da sé che queste notizie le ho acquisite documentandomi fra i testi della mia libreria e non certo dal “sogno” dell’Imperatore.
Era il minimo che potessi fare nei confronti di questo personaggio, definito uno dei più enigmatici della storia, che tanta attenzione ha suscitato tra gli studiosi e gli scrittori: già durante il suo regno egli era indicato come “benefattore dell’umanità” e “tiranno sanguinario”, pur senza prove sufficienti a suffragio.
Queste caratteristiche della sua personalità sono state all’origine anche del romanzo storico francese della scrittrice Marguerite Yourcenar: “Memorie di Adriano” che prende le mosse dalla lettera scritta al giovane Marco Aurelio, erede al trono.
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Torniamo al mio “sogno”.
L’emozione è tanta, come pure l’imbarazzo di dover colloquiare con questi personaggi che parleranno solo in latino, lingua da me studiata ma anche dimenticata dopo tanti anni!
“Ave Adrianus Imperator, Sergius romanus civis te salutat… non latine loquor”.
“Ave tibi Sergius!” esclama Adriano.
“Adesso che ho finito le parole in latino come vado avanti?”
“Prosegui pure Sergio io ti comprendo.” Dice con voce suadente l’Imperatore.
“Lei parla la mia lingua che, anche se discende dal latino è molto diversa dalla sua Imperatore.”
“Lascia stare Imperatore e chiamami solo Adriano.”
“Bene mi sento molto sollevato, grazie, ma lei come mai parla italiano?” Replico con grande curiosità.
“Il sogno è il suo, non il mio, poi è tanto tempo che non sogno più e avermi coinvolto nel suo è per me un grande piacere, finalmente dopo tanti secoli, posso parlare con qualcuno che non sia della mia corte!”
“Se lo dice lei, sono contento e lusingato.”“Come mai tu stai sognando me e la mia dimora?”
“Non lo so… credo che sia l’ammirazione per la sua residenza, per la sua persona, per l’interesse che ho verso la storia di Roma, per l’impero che ha creato dominando tutte le terre all’epoca note, per alcuni secoli.”
“Ah bene, mi fa piacere che la nostra storia e vita interessi anche tu che vivi nel futuro; a proposito, di quale secolo sei?” mi chiede con una grande curiosità e con un sorriso accattivante sul volto.
“Rispetto a lei Adriano ci dividono milleottocentosettantotto anni!”
“Sono tanti e Roma com’è, esiste ancora?”
“Certo che esiste ancora ed è una delle più belle città del mondo della nostra epoca, grazie a voi, nostri antenati, che ci avete lasciato delle memorie storiche monumentali ancora visibili, pur se degradate dal tempo e dagli uomini, cui devono aggiungersi le memorie letterarie dei vostri scrittori e poeti che ancora sono studiati in gran parte della Terra!”
“Questo mi da una grande soddisfazione: qualcuno di noi, a Roma ha lavorato bene, quindi e siamo riusciti a rimanere importanti e ammirati in tanti secoli!” afferma Adriano con gli occhi lucidi.
“Le dirò di più Adriano: lei in particolare, gode ancora di un prestigio e di un’ammirazione meritata per la sua personalità, per la sua gestione del grande potere che le fu affidato, in tutto l’impero, per la continua ricerca della pace fra i tanti popoli amministrati e confinanti con il “suo” impero, i cui abitanti lo veneravano come un dio; grazie a lei esso ha vissuto gli anni migliori della sua esistenza. Tutto ciò ha fatto sì che lei sia tuttora oggetto di studi e molti storici e scrittori hanno perpetuato con le loro opere il suo ricordo: Publio Elio Adriano Traiano!”.
Adriano stava per replicare, quando sono stato svegliato bruscamente perché era tardi ed un impegno mi attendeva e non potevo tardare.
Credo che Adriano non se la sia presa a male per la brusca interruzione, anzi ritengo di avergli procurato un gran piacere con le notizie che gli ho dato.
Un piacere che ho provato anche io, dal mio “vicino” di casa!
Il plastico che riproduce la struttura originaria della Villa di Adriano
2 risposte a Incontro con l’Imperatore Adriano