IL MIO FUNERALE

Come spesso mi accade, mi sveglio avendo le immagini bene impresse dell’ultimo sogno mattutino.

Certamente non è stato un sogno allegro ma interessante, questo sì. Il mio subconscio influenzato dall’ultimo servizio funebre cui ho partecipato ha prodotto questo sogno che, fra l’altro, risponde a un mio pensiero ricorrente: quello d’immaginare come potrebbe svolgersi il mio funerale; come e quanti potrebbero essere i partecipanti; come e in che modo sarebbero coinvolti da un sincero cordoglio o solo da una contrizione di circostanza.

La curiosità maggiore è quella di accertare dal “vivo” i singoli atteggiamenti dei parenti e degli amici e di ascoltare lo scambio dei loro pensieri sulla mia personalità e il mio vissuto ora che giaccio in “pace”, in una lucida cassa di legno.

Se non ricordo male, mi sembra che qualche episodio di finto funerale organizzato proprio per assistere alle reazioni dei partecipanti al rito, c’è stato sia nella realtà, sia nella finzione cinematografica.
Lo scopo prefisso, era sempre lo stesso: verificare se il dolore manifestato era reale e se le parole pronunciate, in memoria del defunto, fossero sincere e non ipocrite, nel conclamato principio che ognuno che lasci questo mondo, sia additato sempre come persona buona, gentile, retta e priva di difetti. È come se la morte fosse un’automatica certificazione di una vita esemplare e da portare ad esempio, cancellando in toto e senza remore quanto di negativo invece ci sia stato nella vita del defunto, com’è facile presumere, poiché siamo tutti esseri umani, con le nostre debolezze, le nostre ubbie e i nostri comportamenti non sempre moralmente irreprensibili!

Fatte queste debite premesse, ritorno al sogno suindicato e a ciò che mi ricordo di esso, prima che il tempo che scorre non mi renda evanescenti alcune immagini di esso.

Il tutto si svolge fuori e dentro una chiesa anonima, come lo sono quelle di periferia, senza una storia centenaria come quelle del centro storico.
C’è tanta gente davanti all’entrata che attende l’arrivo del carro funebre e questo è già un buon segno, mi dico, mentre libero, ormai, dal corpo che proditoriamente e in fretta si è liberato di me, posso levarmi sopra la piccola e compatta folla che si accresce sempre di più per darmi l’ultimo saluto!

“Chi ve l’ha chiesto!” mi verrebbe di dire, ce n’era ancora di tempo per “salutarci”, ma ormai è fatta…
Devo affermare, però, di essere soddisfatto per quante siano le persone che sono venute a congedarsi da me!
Ciò significa che qualche traccia positiva l’ho lasciata. Dal punto di vista umano, quindi, sono riuscito a comunicare e a entrare in empatia con tante persone che non siano solo amicizie strette, o parenti di vario grado.
Vedo alcuni che sono anche giunti da lontano e li sento parlare di me con toni dimessi ma sinceri, a tratti rotti dall’emozione e questo mi riempie lo spirito – l’unica cosa che mi è rimasta -, di grande gioia.

Una gioia di poca durata però, perché quando distinguo tra la gente, le persone cui ho voluto più bene è la tristezza a riempire il mio spirito, che, come tale, essendo solo spirito, appunto, incorporeo, non dovrebbe riempirsi di niente, ma il sogno è il mio e il mio spirito può farlo!
Vedere mia moglie, mio figlio, la nuora, gli altri nipoti e… soprattutto la mia nipotina, sulla quale nutrivo tante speranze di vita per vederla crescere, per poterla accompagnare verso l’età adulta, facendola partecipe della mia esperienza di vita umana e culturale, ecco che quel brutto contenitore di sangue e ossa del mio corpo si apre e lascia andar via libero ma insoddisfatto, il mio spirito!

Il vociare delle persone assiepate davanti alla chiesa mi arriva chiaro, riesco a sentire e a comprendere tutto quello che si dicono, tutti tessono le mie lodi, mentre quando avevo i piedi a terra, qualcuno c’era che non mi gradiva… Ora sono solo uno spirito e perdono quei pochi individui, che forse, finalmente, hanno capito con chi avevano a che fare!

Mentre il sogno continua, mi rendo conto che riesco a gestirlo come se fossi sveglio, non so come mi sia possibile, ma riesco a far parlare tutti, bene di me, di quello che ho fatto e ho scritto: è proprio vero bisogna essere morti per essere valutati seriamente per quello che eri… ahimè.

Tralascio la parte riguardante la cerimonia liturgica, le varie letture del prete e l’immancabile inutile e scontata omelia.

Sono tornato fuori, mi sono sollevato ancora un po’ e domino tutta la zona antistante alla chiesa.
Gli intervenuti sono tutti fuori ormai, il feretro è già nell’auto funebre, tutti salutano la mia vedova e i parenti più vicini. Io invece non sono riuscito a farlo, tanto improvvisa è stata la mia uscita dal corpo!
Bene anche l’ultimo atto si è compiuto: sarò incenerito e di me non resterà più nulla se non il ricordo che diverrà sempre più sfumato.
L’auto parte e anch’io mi dissolvo nell’aria lanciando un abbraccio verso tutti.

Il sogno non era proprio così, io l’ho edulcorato e arricchito un po’ aggiungendoci le mie attese sullo svolgimento di un evento che spero sia, però, il più lontano possibile, almeno altri cinquanta anni e ben vissuti, ovviamente!

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