Daniela è una ragazza di ventiquattro anni, dai capelli castani, occhi scuri e profondi, alta poco più di un metro e settanta centimetri, dal fisico aggraziato e proporzionato, di una bellezza discreta, senza attributi fisici che possano suscitare le attenzioni lascive dei maschi: in poche parole è una ragazza che non si fa notare sia per il fisico, sia per il carattere. Una di quelle che quando te la presentano, dopo pochi minuti l’hai già dimenticata.
Daniela è figlia unica e questa sua condizione l’ha sempre influenzata nel corso della sua ancor breve vita e dall’adolescenza in poi, le ha procurato un lento e progressivo disagio psicologico.
La famiglia non ha avvertito, come spesso accade, questo suo malessere esistenziale. I genitori, due bravissime persone, non hanno avuto i requisiti psicologici per comprendere il suo stato, seppur si fossero resi conto delle sue difficoltà a trovare una giusta collocazione sia nelle scuole che ha frequentato e sia con le poche amicizie allacciate. Esse non si sono mai trasformate in legami importanti e duraturi, sia che fossero femminili e a maggior ragione per quelle maschili.
La sua timidezza e la sua eccessiva riservatezza, l’hanno sempre posta ai margini di quelle poche relazioni sociali che intratteneva, a scuola e negli ambiti familiari e di quartiere.
La sua grande sensibilità, tipica dei soggetti con queste caratteristiche, ne amplificava gli effetti conseguenti alle difficoltà d’interagire, come sarebbe normale nella giovane età, con i suoi coetanei in genere.
Di contro il suo rendimento scolastico, forse anche per la mancanza degli stimoli “esterni” che avrebbero potuto “distrarla”, è stato sempre ottimo: la valutazione più alta alla maturità e un brillante iter universitario conclusosi con il massimo dei voti, per un’ottima tesi di laurea sulla poetica dell’ottocento italiano, che le ha procurato la lode, il “bacio” accademico e anche il riconoscimento della pubblicazione del proprio lavoro. Tutto ciò ha rappresentato il naturale epilogo di un percorso scolastico vissuto con impegno e serietà, senza alcuna distrazione che a quell’età deve far parte attiva, anche se collaterale, del proprio vissuto, contribuendo a formare e plasmare il carattere con il quale, poi, si affronteranno tutti quegli eventi che la vita ci riserverà.
Anche questa sua esperienza l’ha vissuta quasi in solitudine: solo i genitori e alcuni parenti hanno festeggiato il dottorato in Lettere; poche le congratulazioni di alcuni “amici”.
Daniela, seppur soddisfatta del risultato ottenuto, in cuor suo continuava a provare quel vuoto che da anni, ormai, la accompagnava.
Un vuoto che con il trascorrere del tempo, grazie alla sua intelligenza e sensibilità, aveva chiaramente definito, sia nelle cause, sia negli effetti. Tutto questo è sempre rimasto nascosto nel suo animo, senza mai dare segnali di sofferenza a chi le stava accanto, a iniziare dai genitori. Lei gli voleva molto bene, ma era conscia della loro insipienza nel percepire e affrontare la sua situazione psicologica e i pochi tentativi da lei fatti negli anni, non sono serviti a nulla: lei era la brava ragazza, morigerata e senza grilli per la testa, studiosa e brava, cos’altro poteva chiedersi di più?
Già, cos’altro potevano percepire due belle persone, umanamente parlando che non hanno gli strumenti cognitivi e l’umana sensibilità necessaria per avvertire il profondo disagio della figlia?
Ora che è giunta al compimento della propria carriera scolastica e che è il momento di cimentarsi, da sola nella vita e nella società, per acquisire quell’indipendenza morale ed economica che le possa permettere di proseguire il suo “cammino”, la sua sofferenza interiore, inizia a manifestarsi anche esternamente e contro il suo volere.
Il netto cambiamento dello stile di vita, che da un intenso impegno nello studio era mutato in un tranquillo susseguirsi di giornate monocordi e prive di un’attività piacevole cui dedicarsi ora, con la meritata libertà guadagnatasi, nel suo caso, ha peggiorato la situazione psicologica. Mettersi alla ricerca di un’occupazione, pensando anche alla possibilità di conseguire un dottorato di ricerca per aprirsi alla carriera accademica, leggere qualche libro, trascorrere molto tempo al computer, non riempiono quel vuoto che prova dentro di sé.
Le colleghe dell’università che nei giorni successivi alla laurea l’hanno chiamata più volte invitandola a incontrarsi per prendere un caffè o per discutere sul loro comune futuro e più volte, anche, per andare a divertirsi insieme con i loro amici, sono state assecondate poche volte e sempre dopo una certa insistenza.
Il risultato, com’era prevedibile, è stato quello del rarefarsi dei contatti, anche perché Daniela non si è mai attivata per organizzarli.
Con il trascorrere dei mesi, lo svolgimento delle giornate si è, ormai, consolidato in un monotono ripetersi delle stesse azioni: alzarsi la mattina alla stessa ora dei genitori, consumare la colazione insieme, poi ognuno di loro esce per andare al lavoro. Daniela rimane sola con i suoi pensieri e con le sue ansie i cui sintomi, anche fisici, si fanno evidenti e numerosi, quali conati di vomito, spasmi nervosi che talvolta le irrigidiscono le mani, crisi di pianto, cui si aggiunge un’inappetenza che le ha fatto perdere qualche chilo.
La mamma si è accorta del dimagramento di Daniela e della sua inappetenza con il risultato di portarla dal medico di famiglia perché le possa suggerire qualche consiglio su come ritornare a una dieta normale e adeguata alla sua età.
Daniela ha seguito le istruzioni del medico, ma per il suo malessere non era quello il medico adatto.
Più volte aveva tentato di dirlo ai genitori che avrebbe avuto bisogno prima di uno psicologo e poi del medico; ma per non farli preoccupare, aveva soprasseduto dicendosi: ”Tanto questi sintomi mi passeranno e mi riprenderò… “. Senza esserne molto convinta, si auto illudeva…
Per mettere a frutto i suoi risultati scolastici e anche per intraprendere, eventualmente, la carriera universitaria, Daniela s’iscrive al corso di dottorato della facoltà di lettere della Sapienza. Buone sono le possibilità di avvalersi di una borsa di studio per il suo curriculum universitario, ma come in ogni concorso ci sono le difficoltà di confrontarsi e di dover competere con gli altri partecipanti. La capacità di misurarsi con le persone a volte è una qualità che può rappresentare la differenza a scapito anche della preparazione culturale, acquisita pur brillantemente.
Il corso cui si è iscritta durerà tre anni e già nei primi mesi Daniela soffre delle difficoltà di adattarsi al grande clima di rivalità che si crea in questi concorsi.
Il suo carattere remissivo, la sua incapacità di reagire e di affrontare le contrarietà e la mancanza di autostima, nonostante la sua solida e completa preparazione e l’ottimo metodo di studio che l’ha sempre contraddistinta, non riescono a bilanciare e contrastare il suo pessimismo. La sua consapevole idea era di non farcela, per non essere caratterialmente adeguata a questa tenzone.
Finché si trattava di percorrere una strada tutta sua, dove non era necessario essere anche una “vincente”, ma era sufficiente solo essere studiosa e quindi preparata, tutto è proceduto correttamente e senza problemi di alcun genere.
Ora, però, è proiettata nell’agone della vita, dove le dure regole da rispettare esigono una tempra che lei non ha mai avuto e che, crede, mai avrà.
Questa sua presunta condizione d’inferiorità, messa alla prova seriamente per la prima volta, fa vacillare ancor di più la sua mente che, per quanto brillante sia, non l’aiuta a elaborare finalmente una strategia di vita che la estragga dal pantano psicologico in cui versa e nel quale sembra sprofondare sempre di più.
Sono queste le condizioni in cui sarebbe indispensabile la presenza e la vicinanza di una o più persone, disposte a comprenderti e ad aiutarti, inducendoti a ragionare e a sciogliere tutti i tuoi dubbi e fugare le ubbie che, come una ragnatela, avviluppano i tuoi pensieri, impedendo a essi di spaziare, valutare, criticare le negatività. Questo supporto psicologico potrebbe sicuramente aiutarla a squarciare quella tela inconscia che impedisce la mobilità della mente per, poi, liberarsi da quei sedimenti psicologici che tanto hanno influito sulla sua esistenza.
Questa profonda sensazione di disagio, che negli anni precedenti è stata sempre sottovalutata e accettata come un passaggio esistenziale temporaneo, ora sta assumendo una dimensione preoccupante, prodromo di una depressione i cui sviluppi potrebbero essere molto gravi.
Com’era prevedibile, Daniela, grazie al suo curriculum e alla buona riuscita della prova d’ammissione, non ha avuto difficoltà a essere ammessa al corso di dottorato, usufruendo anche di una delle borse di studio a disposizione.
Il corso è composto da un numero di partecipanti di poco inferiore ai posti disponibili.
Nei prossimi tre anni Daniela sarebbe stata impegnata anche in questa prova che le avrebbe dato numerose possibilità di lavoro, sia all’interno dello stesso ateneo, sia al di fuori.
Avrebbe retto alla competizione che normalmente si crea in questo tipo di corsi?
L’ammissione al corso è stata una piccola iniezione di fiducia che ha avuto un effetto positivo, alleggerendo, seppur di poco la tensione emotiva che l’assilla da troppo tempo.
Nel gruppo dei dottorandi ha riconosciuto alcuni dei suoi colleghi del corso di laurea e questo ha contribuito a creare un piccolo insieme fin dai primi giorni; si sono sistemati tutti vicini sui gradoni dell’emiciclo per seguire e commentare il corso, scambiandosi le idee e confrontando le rispettive opinioni.
Per Daniela, che ha assecondato questa iniziativa con piacere, è stato un gesto innovativo e finalmente, adeguato alla realtà in cui operava. Non sono mancate alcune battute scherzose da parte delle colleghe che non erano mai riuscite in questo intento: ”Daniela infine stai diventando normale!”
A queste battute Daniela ha replicato con un sorriso, sul volto velato da un tenue ma evidente rossore, anch’esso oggetto di battutine salaci. Daniela aveva compreso che tutto questo faceva parte di un “rito” d’iniziazione alla comunità dei colleghi coinvolti dalla sua stessa scelta.
Era, comunque un buon inizio, un’esperienza nuova e un buon viatico per rimuovere tutte quelle ubbie che covava da tempo.
In questo gruppetto di persone, Daniela ha, quasi subito, adocchiato un ragazzo, meravigliandosi lei stessa della circostanza, mai verificatasi negli anni trascorsi.
C’era qualcosa in lui che l’attirava, senza spiegarselo: era certamente un bel ragazzo, dai modi gentili ed educati e anche molto preparato vista la conoscenza della materia, quando s’insinuava nei contraddittori tecnici degli argomenti del corso di studi del dottorato con noi e anche con i professori che forse, loro malgrado dovevano accettare e convenire sulle sue disquisizioni scientifiche.
Finalmente, un giorno, dopo diverse settimane dall’inizio del corso, la conoscenza formale e superficiale di Daniela con Angelo, questo è il suo nome, iniziò a trasformarsi in amicizia, come con altri colleghi; un’amicizia non solo riguardante il corso e gli argomenti delle lezioni, ma che si allargò anche all’infuori dell’ambito cattedratico.
Angelo era riuscito a toccare le giuste corde per aprire quella corazza che Daniela si era costruita in tanti anni.
Contrariamente a quanto aveva immaginato Daniela, questa sua prossimità non è mai andata oltre l’intesa intellettuale che si era creata fra loro. Una sincera amicizia durante la quale Angelo fu messo a parte di tutti i problemi che Daniela diceva di patire, ricevendone un giovamento immediato solo dal trattarli con lui: ascoltare le sue parole e la sua capacità dialettica nel valutare e ridimensionare le ambasce di Daniela, erano una panacea che lentamente ma efficacemente, l’ha accompagnata verso la loro soluzione.
“Angelo ma tu per caso hai anche una laurea in psicologia?” Gli chiese, sorridendo, una volta.
“No Daniela, il mio è solo buon senso e l’innata capacità di comprendere gli stati d’animo delle persone che avvicino; fin dalle prime volte che ti ho conosciuta e guardata con attenzione, ho intuito i tuoi problemi e come sai, li ho tutti inquadrati e ti ho condotto “per mano” a sviscerarli, affinché potessi darti l’aiuto che nessuno, finora, ti aveva mai dato.”
“Grazie a me, modestamente, posso affermare che li hai superati: hai acquisito la consapevolezza delle tue qualità, acquistando quell’autostima che ti è sempre mancata. Avendo preso coscienza di te hai potuto reagire e scacciare quel senso d’inferiorità che ti ha accompagnato per anni, rendendoti insicura ad affrontare la vita in ogni suo aspetto umano e sociale. Ora hai acquisito una personalità che ti consentirà di crescere e che non ti farà più soffrire di depressione e di abbandonarti anche a pensare a soluzioni estreme, pur di non soffrire più!”
Daniela ascoltando le parole di Angelo rimane molto colpita e meravigliata e gli dice:
“Angelo ti ringrazio per le tue parole cui non devo aggiungere nulla, ti ringrazio pure per la dedizione che mi hai prestato in questi mesi e sono addirittura stupefatta dall’analisi che mi hai fatto… Come sei riuscito a capire che ho pensato, più di una volta, al suicidio, io non te ne ho mai fatto cenno, nemmeno indirettamente, questo mio lato oscuro l’ho sempre tenuto nascosto nel profondo del mio animo…”
“Sì lo so, conosco anche questo tuo intimo segreto… È stato principalmente questo che mi ha indotto ad “aiutarti” nei modi che tu hai ben descritto.”
“Angelo io continuerò a ringraziarti ma c’è qualcosa che mi sfugge e mi turba al contempo e ripensandoci bene solo ora mi rendo conto di quanto tu fossi compreso dei miei affanni, pur conoscendoci solo da pochi mesi e trovo tutto ciò inspiegabile e straordinario.” Replica Daniela, guardandolo fisso negli occhi che sembra di vedere per la prima volta, tanto intenso è il suo sguardo e dolcissima la luce che essi emettono, insieme a una sensazione di benessere fisico e mentale mai provata nella vita.
“Angelo adesso mi sembra di vedere tutto più chiaro e tutto mi sembra più comprensibile; è come se stessi riordinando i fili di una tela che andando al loro posto, danno origine a un disegno compiuto, liberati dal disordine in cui stavano e tu sei stato il “tessitore” che ha completato l’ordito.”
“Al tempo stesso mi ripeto, ora con maggior consapevolezza, quelle domande che già mi sono poste dopo averti conosciuto, circa le tue capacità introspettive, di parlare con me con un tono pacato e ammaliante, della tua intelligenza nel trovare sempre le parole giuste per ogni argomento che abbiamo trattato.” “Se a ciò aggiungo che tu non sei mai andato oltre l’amicizia, con accenni, anche garbati, per spingerla su un piano sentimentale, dal momento che avrai sicuramente intuito che io avrei gradito qualcosa di più di una sia pur bella amicizia: sensazioni normali fra due giovani di bell’aspetto che condividono molte cose, oltre gli studi, gli interrogativi mi crescevano sempre di più nella mente.”
“Ho pensato di tutto, va bene la tua gentilezza ed educazione, vanno bene i tuoi modi compiti, rari a trovarsi tra i giovani della tua età, va bene anche l’idea di una timidezza esagerata, ma il tuo comportamento non mi sembrava, con il trascorrere dei giorni, molto “naturale”. “Dal canto mio, per come ero caratterialmente, non ti ho dato segnali incoraggianti, è vero; ho pensato anche che tu non fossi interessato alle donne e che il tuo orientamento sessuale fosse più per i maschi…”
“Daniela questo tuo ragionamento mi convince ancor più che tu sia uscita del tutto da quella zona d’ombra della tua mente in cui hai brancolato per anni e… per quanto mi riguarda, posso asserire di aver esaurito il mio compito!”
A quest’affermazione segue un silenzio come se il tempo si fosse fermato.
“Di quale compito parli Angelo, non capisco…” replica Daniela rompendo il silenzio.
“Questa domanda è lecita e sarà difficile che ti risponda in un modo esauriente e, soprattutto, convincente…” le dice con un tono delicato.
Daniela sempre più confusa lo pressa per avere quella risposta.
“Angelo prova a spiegarmi, a dirmi cosa nascondono le tue parole, ormai sono pronta a tutto, grazie a te!”
Un sorriso si apre sul volto di Angelo su questa battuta e risponde:
“Cara Daniela come ho tentato di farti capire tra le righe delle mie parole io ti conosco da molto tempo, ho seguito la tua crescita, ho preso coscienza dei tuoi problemi esistenziali e non c’è nulla che io non sappia di te, nel bene e nel male. In questi mesi di frequentazione “reale” ti sarai accorta che non ti ho mai detto nulla di me e del mio vissuto, nonostante le tue domande in proposito cui ho sempre risposto molto vagamente, lasciandoti credere che fosse solo un eccesso di riservatezza da parte mia.
Infatti, così era, ma per un fine valido, non potevo espormi più di tanto per non vanificare il “lavoro” che stavo facendo con te”.
“Compito, lavoro con me… ma cosa dici, che sono una cavia per te e per i tuoi studi, allora sei proprio laureato in psicologia!”
“No, niente di tutto questo Daniela. Non nascondo che le mie rivelazioni avranno un forte impatto su di te, ma considerato il buon esito del mio intervento, non ti lasceranno strascichi nel prosieguo della tua vita, anzi rimarranno come un bel ricordo da conservare solo per te, perché nessun altro potrebbe crederti se volessi raccontare la nostra esperienza!”
“Non tirarla lunga Angelo, dimmi di cosa si tratta e finiamola qui!” fa stizzita Daniela.
“Bene Daniela, giusto. Tu sai che il mio nome è Angelo… cosa ti evoca?”
“Beh un angelo è un essere divino, non un Dio ma un suo collaboratore… forse, credo… non saprei come definirlo ora, dimmelo tu che ti chiami Angelo!”
“Daniela io non mi chiamo Angelo… sono un angelo!”
“Ma dai… mi stai prendendo in giro ora?” replica sorridendo Daniela.
“No, è la verità, noi siamo quelle entità create da Dio cui ha conferito facoltà meravigliose di grazia, bellezza, saggezza, potere e santità. Ecco perché sapevo tutto di te e mi sono manifestato perché tu non commettessi la sciocchezza di toglierti la vita e distruggere tutte le qualità insite nella tua mente!”
“Daniela rimane basita e incerta sul da farsi, decide di abbracciarlo comunque, per quello che le ha dato e per averla fatta uscire dal buio della depressione.”
“Va bene Angelo, voglio crederti, in fondo tu sei stato proprio un Angelo con me, nessun altro ha fatto tanto per me e lasci che ti abbracci”.
Appena fa l’atto di abbracciarlo, Daniela vede che lui fa cenno di non volere essere abbracciato: “Daniela non c’è bisogno, lo so che mi vuoi bene!”
“E dai, nemmeno un casto abbraccio, allora è vero che sei proprio strano!”
Gli va incontro, allarga le braccia per stringerlo a sé, ma esse non afferrano nulla, tranne l’aria. Si tira indietro più spaventata che stupita e si accorge che Angelo la saluta con un grande sorriso e le dice: ”Ti auguro una lunga e bella vita e sappi che il tuo angelo custode ci sarà sempre!”
Mentre pronuncia queste parole Angelo, svanisce lentamente fino a scomparire del tutto, lasciando basita ma contenta Daniela che, ora, sa come affrontare la sua vita e come non lasciarsi sopraffare dalle naturali avversità che costellano l’esistenza di ogni essere umano.
Si asciuga le lacrime che le erano sgorgate per la commozione, si gira e si avvia verso casa.