UN INCONTRO OCCASIONALE

Alberto quando ha conosciuto Caterina, due anni fa, durante la festa di compleanno del suo caro amico Renato, svoltasi a casa sua, non avrebbe nemmeno immaginato di poter avere con lei, una storia importante, di quelle che ti coinvolgono anima e corpo e che s’intrufolano in tutti i tuoi sensi, fino a sentirti meno se non sei sempre in contatto con lei.
Un amore profondo, viscerale, una perfetta simbiosi di due corpi e di due anime, un unicum che poteva sopravvivere solo con la loro completa integrazione.

All’inizio, infatti, la vista di Caterina e l’averci scambiato alcune parole, dopo che Renato gliela presentò, non aveva provocato alcun effetto particolare, oltre all’ammirazione epidermica della sua sensuale bellezza, proposta senza remore, quasi sfacciatamente a voler dire:< eccomi sono qui guardate che bella donna che sono, con tutti gli attributi femminili giusti, che tanto piacciono a voi uomini!>
Fu proprio questa ostentata vanità a dargli fastidio e a fargli pensare:< ma questa crede di avercela solo lei e di essere unica?>

Dopo questi primi convenevoli, Andrea non ha avuto altre occasioni di avvicinarla o di parlarle, anche perché cercava di evitarla. Le altre persone presenti alla festa le conosceva quasi tutte, quindi, poteva gestire la sua partecipazione a suo piacimento, alternandosi un po’ con tutti e scambiando battute e ammiccamenti anche con le altre donne presenti, con alcune delle quali aveva avuto anche delle brevi storie, nel recente passato. Legami poi sciolti poco dopo, perché non è mai stata sua intenzione impegnarsi troppo in relazioni sentimentali, anteponendo sempre la sua libertà da qualsiasi genere di vincolo, anche se solo finalizzato al compiacimento dei sensi.

Dopo circa due ore i camerieri assunti per l’occasione, avvisarono gli invitati di occupare il posto al grande tavolo imbandito nello spazioso salone della casa.

I posti erano già stati assegnati con i cartellini che indicavano il nome di ogni commensale.
Dopo una breve ricerca Alberto trova il suo e si siede osservando la confusione creatasi tra gli ospiti per la ricerca del proprio posto.
A quel punto ha guardato i cartellini situati davanti ai posti adiacenti al suo: quello di sinistra recava il nome di Alessia, quello di destra il nome… di Caterina. Contemporaneamente entrambe raggiunsero i loro posti e Caterina, con fare soddisfatto disse:
“Bene ho piacere che il mio posto sia accanto a te… Alberto, è questo il tuo nome vero?”
“Sì” risponde seccamente.
“In queste occasioni quando s’incontrano tante persone nuove, non è facile ricordarne subito i nomi”. Gli dice con sussiego Caterina.
“Già!” risponde. “Tu ti chiami Caterina e me lo ricordo, perché l’ho letto sul segnaposto.”
“Che peccato ed io che credevo di aver fatto colpo su di te!”
“Certamente che mi hai fatto colpo, con tutte le tue dotazioni di bordo in bella vista nel tuo seducente vestito, un uomo non può rimanere indifferente, per un nome sì!” le replica con un pizzico d’ironia, che colpisce nel segno Caterina.
“Sento che lo humor non ti manca e questo mi conforta, sarà sicuramente una cena spumeggiante con un vicino come te!”
“Anche per me Caterina, solo se trovassi il tappo da cui far sgorgare il tuo di umore spumeggiante!”
Per un attimo scende il silenzio fra loro e Alberto si dice:< forse sono stato un po’ scontroso, ma se lei se la tira, io non sono certo da meno. >
“Cavolo Alberto, questa del tappo non me l’aveva mai detto nessuno, anche se non so dove dovrei averlo per far sgorgare lo spumante che sicuramente ho dentro, ma, questo, preferisco non chiedertelo, perché temo la tua risposta…” gli dice ridendo di gusto e senza mostrare alcun disappunto per la sua battuta.
<Beh, però, se non è spumeggiante, è sicuramente spiritosa e pronta d’intelletto!>
Con questo pensiero inizia a mangiare l’antipasto ed a guardarla di scorcio ogni tanto, facendo in modo che non se ne accorga. Precauzione inutile perché lei faceva la stessa cosa.
Al termine dell’antipasto Caterina gli chiede:
“Non hai mangiato l’ostrica, non ti piace?” fa lei.
“Sì, cioè no, non le mangio più da quando rimasi intossicato, molti anni fa, quindi evito!”
“Anch’io sai? Tempo fa sono stata tre giorni malissimo e da allora mi guardo bene anche dal toccarle!”
“Vuol dire che abbiamo in comune lo stomaco delicato!” replica.
“Ecco che abbiamo già trovato una cosa in comune, dai è un buon inizio!” risponde lei sorridendogli.
Ebbene alla vista di quel sorriso, Alberto si è sciolto e ha cominciato a guardare Caterina con altri occhi, tanto da sorridere anche lui.
“Vedi sai anche sorridere, allora non sei un musone come sembri!” gli dice prontamente Caterina.
Quell’affermazione lo lascia di stucco, perché mai ha pensato che potesse dare agli altri e alle donne in particolare, quell’impressione che aveva dato a lei, appena conosciutala.
Il cameriere s’infila fra i due per togliere i piatti dell’antipasto.

Appena fatto, si volta verso Caterina e candidamente le dice:
“Scusami ma abbiamo sbagliato l’approccio fin dall’inizio, io perché ti ho giudicato altezzosa, mettendo in bella mostra la tua prorompente bellezza e tu perché hai fatto altrettanto nei miei confronti, non per la bellezza certo, ma perché io volevo dissimulare di essere stato colpito da te e mostrarmi superiore a certe apparenze. Facendo così la figura del cretino!”
“E già Alberto, voi uomini avete la sindrome di Cleopatra, quando incontrate una donna che vi piace e che vi scatena la libido, fate finta di niente, perché dovete comunque sentirvi superiori e forti.”
“Sindrome di Cleopatra?” “Mai sentita, esiste una sindrome della specie?”
“No, non esiste, l’ho inventata io molto tempo fa e poi, a te cosa interessa, ti chiami Alberto mica Antonio!”
Quando ha udito questa risposta e l’arguzia della sua affermazione, Alberto è scoppiato a ridere seguito da Caterina, tanto da suscitare l’attenzione degli altri commensali che volevano essere partecipi anche loro dell’ilarità che li aveva presi.

Alberto si alza in piedi e rivolgendosi al padrone di casa e a tutti gli amici, riferisce il colloquio per intero, enfatizzandolo come sa fare lui, così, nella grande sala risuona il fragore di una risata generale.
“Dopo quanto vi ho detto cari amici non mi resta altro che, domani mattina, andare all’Anagrafe e cambiare il mio nome in quello di Antonio – e guardando Caterina – così posso aumentare le mie possibilità con… Cleopatra!”
Un’altra risata ha chiuso questo intermezzo.

Quando Alberto si è riseduto, Caterina gli si avvicina e gli sussurra all’orecchio:
“Non serve che cambi il nome, io con Cleopatra ho in comune solo la C, invece tu mi stai bene così, con il nome di Alberto…
La cena è, poi, proseguita in un clima caloroso come ben si addice a una festa tra amici.
Al suo termine, tra Caterina e Alberto, si è creata una grande empatia ed intimità: avevano chiacchierato per tutta la cena e con il contributo di alcuni bicchieri di vino, hanno scoperto di essere molto simili in tanti aspetti dei loro caratteri.

La naturale fine della serata fu che entrambi trascorsero la notte insieme a casa di Alberto, dove scoprirono altri “elementi”, molto più piacevoli, che li accomunavano.

A volte basta poco per far nascere una grande storia d’amore!

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