Incipit da un verso di Hermann Hesse.
Quell’anno, a differenza di quelli precedenti, avevo deciso di fare un giusto e meritato periodo di riposo.
Il lavoro, per una volta, poteva andare in secondo ordine.
Quattro erano le settimane che mi ero preso ed ancora dovevo esaurire le ferie arretrate.
Avevo accuratamente programmato tutto: un albergo di buon livello, in una bella e famosa località della Sardegna, quasi sul mare, il traghetto veloce era prenotato, il bagaglio già preparato unitamente al corredo da sub.
Una sola cosa adombrava la mia soddisfazione per le prossime vacanze: questa volta, sarei andato da solo!
L’ultima volta avevo diviso le mie ferie con Valeria, poi, le cose erano cambiate, alcuni dissapori, qualche incomprensione di troppo, conditi da uno stupido orgoglio di entrambi e la storia era finita.
Non ho rimpianto, però avverto una certa sensazione di vuoto e di solitudine.
Non sarebbe stato così, mi dicevo. Numerosi erano gli amici che già stavano in vacanza in Sardegna, con i quali avevo fatto numerosi programmi per trascorrere alcuni giorni con loro e per fare alcune escursioni in barca, sullo splendido mare sardo.
Rimaneva, sempre, il rimpianto delle vacanze allegre e spensierate con Valeria, che mi tornava prepotentemente in mente.
Non è più così, continuavo a ripetermi, devo voltare pagina e superare i ricordi. Queste vacanze, giunte dopo tanto tempo, devono servire anche a questo: a dimenticare.
Giunsi in albergo all’orario previsto. Il personale mi accolse con cortesia e professionalità e fui accompagnato nella mia stanza, dalla quale si aveva una splendida vista di parte dell’arcipelago della Maddalena.
Il torrido caldo, che mi aveva seguito da Roma, non mi procurava già più quelle fastidiose sensazioni, amplificate dall’afa, che pativo da giorni in città.
Mi affacciai dal balcone della stanza e trassi un respiro a pieni polmoni, per riempirli di quell’aria che sapeva di mare ed era pregna di quei profumi della macchia mediterranea, fra i quali quelli del mirto e del cisto, che solo in Sardegna riesco a percepire.
Uno sguardo incantato verso le isole il cui colore, grazie all’incipiente tramonto ed al tipico granito gallurese, stava virando al rosa, dopodiché, mi accinsi a disfare le valigie ed a prepararmi per la cena, che sarebbe stata servita poco dopo.
Con indosso un pratico ed elegante abbigliamento “marino”, raggiunsi la sala da pranzo e consumai la cena in compagnia di numerose altre persone. Non c’era, però, il pieno stagionale che mi aspettavo. Meglio così, pensai.
Dopo cena mi recai nell’accogliente terrazza/giardino, dove c’erano numerosi tavoli con gli ombrelloni, ormai chiusi, intorno ai quali, grandi poltrone di rattan, con ampi cuscini bianchi, t’invitavano ad accomodarti per godere della calda e placida serata estiva, stranamente senza il Maestrale.
Ero finalmente in vacanza, lontano dall’ufficio, con un buon bicchiere di mirto rosso fresco, da sorseggiare pigramente e con un panorama incantevole davanti.
Il numero delle persone che stavano condividendo le mie sensazioni sulla terrazza, confermò la mia precedente osservazione sulla quantità dei clienti presenti nell’albergo. I tavoli occupati erano ancor meno di quelli del ristorante.
Com’è mio solito, iniziai, senza dare nell’occhio, a scrutare i clienti con i quali avrei diviso alcuni giorni della vacanza, cercando di capire, dai loro atteggiamenti, a quali tipi umani appartenessero, nell’intento di prevedere con quali di loro, si sarebbe potuta allacciare un’amicizia da “vacanza”.
Un primo sommario esame, non fu molto positivo: molti di loro erano accoppiati, ovviamente, e d’età varia, pochi avevano dei bambini e/o dei ragazzi con sé. Nessuno sembrava adatto ad una conoscenza più approfondita.
Continuando quest’esame, che poi era un gioco che mi trascinavo fin dall’adolescenza, mi accorsi di una donna, non giovanissima, ma di un’età apparentemente intorno ai quaranta anni, che stava seduta poco lontana da me, di fianco, sulla mia destra.
Era molto bella, con i capelli neri e già dotata di un’abbronzatura marcata, che ben risaltava dal contrasto con il completo bianco dei pantaloni e della camicetta.
Ho sempre sostenuto che le donne, a quell’età, raggiungono il massimo della loro bellezza e della loro femminilità.
Pensai che fosse nell’attesa di suo marito o del suo compagno, non ritenendo che, una donna così, in un posto del genere, potesse essere sola, come me.
Trascorse un tempo più che sufficiente per confermare, invece, che fosse sola. Nessuno l’aveva raggiunta, né sembrava attendere qualcuno.
Si era fatto tardi ed ero piuttosto stanco. Andai a dormire.
Prima di addormentarmi, il mio pensiero andò a quella splendida donna sola, poi il sonno ebbe il sopravvento.
Come d’abitudine, mi svegliai abbastanza presto. Uscii sul balcone a respirare l’aria del mattino e ad ammirare l’incanto del giorno che si apriva sotto l’azione del cocente sole estivo. Esso, a quell’ora, creava con i suoi raggi miriadi di riflessi, che si susseguivano sulle creste delle onde, appena increspate da un leggero vento.
Feci l’atto di rientrare in camera per prepararmi a scendere per fare colazione quando, dal balcone accanto al mio, si affacciò la donna ammirata la sera precedente, sulla terrazza.
Non mi ero proprio sbagliato, la sera prima. Lei era di una bellezza sconvolgente, anche appena alzatasi dal letto, tra l’altro vestita, si fa per dire, con una camiciola che le copriva appena il basso ventre, lasciando scoperte due gambe tornite e sode, senza alcun segno di cedimento alla cellulite. Altrettanto torniti e sodi erano i seni che, impudichi, erano contenuti a fatica, dai pochi bottoni allacciati della camicetta.
Io rimasi veramente basito, due visioni di quella fatta, il mare e quella donna, appena sveglio avrebbero stordito chiunque.
“Buongiorno” Mi disse accennandomi un sorriso, che mise in mostra anche la bellezza della bocca, dalla quale risaltava una perfetta dentatura.
“Buongiorno signora” Risposi, non senza una punta di goffaggine.
“Bella giornata, non le pare? La sua vacanza inizia bene a quanto sembra. Lei, se non sbaglio è arrivato ieri pomeriggio. L’ho notato ieri sera sulla terrazza ed ho visto che è solo… come me”.
Io avevo creduto che non mi avesse nemmeno visto, evidentemente era più esperta di me nel gioco di indagare sulle persone sconosciute.
“Sì signora, sono arrivato ieri pomeriggio ed oggi è il mio primo giorno di vacanza. Anch’io l’ho vista sulla terrazza e, del resto, come avrei non potuto notare una donna così bella ed affascinante. Le dirò, anzi, che sono lusingato che lei mi abbia notato”.
“Senta, le dispiace se mettiamo da parte questi formalismi e ci diamo del tu e ci presentiamo?”
“No, si figuri…figurati, non mi dispiace affatto…anzi”.
“Io mi chiamo Andrea…” M’interruppe bruscamente:
“Andrea, basta Andrea, niente cognomi, siamo in vacanza, tu sei Andrea e basta!”
“Io mi chiamo Alessia, Alessia e basta”. Mi disse ridendo.
“Non hai fatto colazione, vero?”
“No!”
“Bene, ci vediamo tra una ventina di minuti, nella sala giù e facciamo colazione insieme, ti va?”
“Certamente che mi va, la giornata non poteva iniziare meglio”.
Sorridendo sulla mia battuta rientrò nella stanza seguita, finché si poteva, dal mio sguardo.
Rientrai anch’io in camera e mi preparai per la colazione.
Ero preda di un’agitazione dimenticata, relegata nei ricordi dell’adolescenza, quando un’incontro con una ragazza o con una donna, facilmente mi procuravano una tempesta ormonale, ma, negli ultimi anni, non mi era mai successo di provare un’emozione del genere, appena conosciuta una donna.
In quei pochi minuti avevo compreso che Alessia sprigionava un fluido che andava ben oltre la sua prorompente bellezza.
Cercai di calmarmi, anche per evitare di presentarmi al tavolo della colazione con qualche taglio di troppo in viso, poiché stavo radendomi.
Scesi le scale, seguii il suono dei piattini e delle tazzine di caffè che m’indirizzarono verso la parte della sala, preparata per le colazioni e mi guardai intorno. Lei non era ancora scesa.
Scelsi un tavolino apparecchiato solo per due e mi sedetti, nell’attesa d’Alessia che giunse poco dopo.
Le feci un cenno con la mano, lei mi vide e si avviò con un incedere naturalmente sensuale verso il tavolo.
“Ciao, Andrea e…basta”
“Ciao Alessia”
Nel frattempo s’avvicina il cameriere e raccoglie l’ordine: un cappuccino per me ed un espresso per Alessia. Ci alzammo per andare al buffet e tornammo a sederci al tavolo, nell’attesa di quanto ordinato.
Non dovrei dirlo, ma provavo un po’ d’imbarazzo, davanti a quella donna che con il suo modo di fare molto estroverso e cordiale, mi aveva spiazzato, togliendomi il controllo della situazione e mortificato il mio spirito d’iniziativa. Non volevo che ciò fosse controproducente e mi pregiudicasse una situazione dagli sviluppi imprevedibili ed emozionanti.
Fortunatamente, durante la colazione che durò a lungo (bissammo il cappuccino ed il caffè) il mio originario imbarazzo si sciolse, come neve al sole ed ebbi un colloquio approfondito, divertente e molto frizzante. Alessia dimostrava di avere anche un gran senso dell’umorismo, un’intelligenza pronta ed intuitiva ed un carattere forte e deciso. In pratica, in mezz’ora, le ho scoperto numerose qualità che apprezzo molto in una donna. Mi ero già pazzamente invaghito di lei e da come rispondeva e da come mi guardava, pensai che anch’io non dovessi esserle indifferente.
Vista la confidenza creatasi, le chiesi:
“Hai già dei programmi per oggi?” Sperando vivamente che mi dicesse di no.
“Beh, veramente, oggi… avrei degli impegni…con certi miei amici…”
Deve avermi visto sbiancare in volto, anche perché non ero ancora abbronzato, quando mi disse:
“No, no, tranquillo, non ho impegni e soprattutto non ho amici che mi aspettano!”
Diavolo! Mi aveva teso una trappola ed io c’ero caduto dentro come uno stupido adolescente, che vedeva sfuggire il suo oggetto del desiderio.
“Dai, Andrea, ho scherzato, per vedere come reagivi”.
“Brava ci sei riuscita in pieno a farmi ingenuamente scoprire. Bella figura…”
“Ma no, che dici! La tua reazione, anzi, mi ha confermato che sei una persona sincera e candida e, di conseguenza, affidabile. È stato un piccolo test, per conoscerti…”
“Adesso torniamo all’argomento del giorno e visto che non ho programmi e nemmeno tu, io andrei al mare, che dici?”
“Sì, sì va benissimo, soprattutto per me. Come primo giorno, andare alla spiaggia dell’albergo e con questo torrido caldo che già si fa sentire…”
“Va bene Andrea, tra cinque minuti nella Hall”.
Ci sistemammo sotto lo stesso ombrellone, accomodandoci su due lettini, con lo schienale sollevato. Per un po’ continuammo a parlare di noi, con una naturalezza tale, da sembrare che ci conoscessimo da lungo tempo. Venni a sapere che si era separata da quasi quattro anni, non aveva figli e che non lavorava. Grazie alla buona condizione patrimoniale personale ed agli accordi economici, frutto della separazione con il marito, non aveva problemi finanziari e necessità di tornare a lavorare, come aveva fatto prima del matrimonio. La sua scelta era, soprattutto, personale, dopo la fine del suo matrimonio aveva deciso di dedicare più tempo a sé stessa e di riappropriarsi della propria esistenza, occupando il suo tempo e le sue cospicue risorse economiche in attività che la gratificassero al massimo, senz’altri vincoli d’alcun genere. Era una scelta coraggiosa, per certi versi, perché a lungo andare potrebbe condannarti alla solitudine, ma lei l’aveva profondamente e seriamente ponderata e, allo stato delle cose, non sarebbe ritornata, per nulla al mondo, sui suoi passi.
Ebbi un’ulteriore conferma del carattere volitivo ed indipendente che avevo già presunto. Non si poteva affermare che non fosse una donna che sapeva il fatto suo!
In poche parole concentrai la mia vita professionale e sentimentale, senza dilungarmi oltre, solo per rendere confidenze a confidenze. La mia vita, inoltre, non era così interessante come la sua.
“Ci facciamo il bagno? La colazione, dopo questo gran parlare, dovremmo averla già digerita!”
“Sì, andiamo. Con questo caldo torrido ed afoso, non si riesce a stare fermi più di tanto. Si suda anche stando immobili!”
Ci avvicinammo verso l’acqua turchese e ci tuffammo.
Che gradevole sensazione, provare il refrigerio dell’acqua, sulla pelle già stressata dal fuoco solare. La stessa acqua del mare era calda, come dall’altro versante del Tirreno, contrariamente agli anni precedenti in cui ho sempre notato la maggior freddezza dell’acqua della Sardegna, della Gallura in particolare, sovente esposta al fresco vento di maestrale.
Ma quell’estate era atipica anche lì e, a sentire Alessia, da quasi una settimana le giornate s’inseguivano lunghissime e torride per cedere, poi, il passo a brevi notti, afose anch’esse.
Il pensiero mi corse subito al mese di luglio del 1982, il famoso mese dei mondiali di calcio in Spagna, vinti dall’Italia. Ero in vacanza a Palau e il tempo aveva le stesse caratteristiche, tanto che gli anziani del paese non ricordavano un mese di luglio così caldo e, soprattutto, quasi privo di vento.
Se la situazione meteorologica continuava così, non c’era di che rallegrarsi. L’importante, però, era essere in vacanza ed anche questo caldo afoso era meglio del lavoro. Per non parlare della compagnia inattesa e gradita, con la quale avrei affrontato anche la calura sprigionata da un incendio.
Di uscire dall’acqua, con quel caldo, non avevamo alcuna intenzione. Alternavano delle nuotate, con delle soste riposanti laddove l’acqua ci lambiva appena le spalle. Ogni volta i nostri sguardi s’incrociavano sempre più intensi e dissimulavamo le nostre evidenti emozioni, continuando a parlare di tutto. Ad un certo punto, però, complice una pausa della chiacchierata più lunga, i nostri sguardi divennero dei veri e propri messaggeri delle nostre sensazioni. Fu quello il momento in cui, con un movimento sincronico, ci baciammo, prima con delicatezza, poi con vera e propria passione. Io, ero al settimo cielo ed incredulo di quanto mi stava accadendo. Anche Alessia non era da meno.
Mentre ci abbracciavamo, sentii la mano d’Alessia entrare nel costume e prendere con delicatezza ma con decisione il mio sesso, che rispose immediatamente, gonfiandosi sotto le sue sapienti carezze. La mia mano, mossa dall’eccitazione improvvisa, frugò nel suo slip, fino a penetrarla con due dita che la titillarono delicatamente, mentre lei si stringeva il più possibile a me lasciandosi cullare dalle dolci sensazioni che le procuravo, enfatizzate dal dondolio del mare.
Inutile dire che, appena possibile, uscimmo dal mare, prendemmo i nostri asciugamani, infilammo le nostre scarpe da spiaggia e tornammo in albergo.
Nella mia stanza, rinfrescata da un provvidenziale impianto d’aria condizionata, portammo a termine, nei modi più sfrenati e disinibiti, quel progetto di lussuria avviato dentro le acque del mare. Fummo talmente presi e coinvolti dai nostri sensi che giungemmo appena a tempo al ristorante per consumare il pranzo.
Iniziò così la più appassionante e tumultuosa estate della mia vita.
Le giornate furono torride di caldo e di sesso e lunghissime, perché non avremmo mai voluto separarci. Le notti, anch’esse calde, furono brevi per l’intensità della nostra passione. Più i giorni passavano, più essa diventava sfrenata e totale.
Accampando le più varie scuse, con i miei amici, che mi chiedevano quando ci saremmo incontrati, cui nessuno di loro avrà mai creduto, non mi allontanai mai da Alessia, dalla sua statuaria bellezza, dal suo desiderio irrefrenabile e senza remore.
Facemmo sesso dappertutto fosse possibile: sulla barca che avevo affittato, su qualsiasi spiaggia o caletta raggiungibile e solitaria, dove non ci curavamo più d’indossare i costumi, facendo l’amore nell’acqua e con l’acqua, in un trionfo parossistico dei nostri sensi per poi sdraiarci esausti al sole in uno stato d’animo di soddisfazione totale. Come se fossimo la coppia primigenia nel paradiso terrestre.
Purtroppo, arrivò il giorno della “mela”.
Quelle settimane sfavillanti svanirono come sogni, traboccanti d’immagini sensuali e sconvolgenti.
Sapevamo entrambi, per un tacito accordo che scaturiva dalle nostre confidenze iniziali, che nessuno dei due avrebbe voluto continuare ad incontrarsi, dopo la fine delle vacanze.
Mi piace pensare che, se uno di noi due avesse fatto anche un timido tentativo in tal senso, sarebbe andata diversamente.
Forse è stato meglio così: quella splendida vacanza, resterà per sempre incastonata nei ricordi come “un’estate appassionante e tumultuosa”.