Da un incipit di Pirandello:
“Come tutti i giorni, di tutte le settimane, di tutti i mesi e di tutti (troppi) anni passati, Giovanni varca la soglia dell’ufficio e, meccanicamente, ripete le stesse operazioni: Si toglie la giacca, la ripone sulla sua stampella appesa all’attaccapanni; si accomoda alla sua scrivania; prende le solite carte che l’ufficio produce quotidianamente e che lui deve, puntualmente e scrupolosamente, verificare”.
Sono decenni che la sua vita è cadenzata dal ritmo monocorde delle stesse note.
Non ha nessun interesse che lo distragga, tutto ruota intorno all’asse casa/ufficio.
Non un amico, non un affetto, nulla per cui valga veramente la pena di vivere.
Sono le dieci del mattino, il lavoro di Giovanni procede con la consueta meticolosità. Ogni tanto, anche quest’azione è una di quelle ripetitive e consuete, volge lo sguardo verso la finestra di fronte, per verificare lo stato del tempo meteorologico.
Nessuna altra considerazione ha mai attraversato, da anni, la sua mente rattrappita dalla sua piatta vita. Nulla che potesse somigliare, anche lontanamente, ad un pensiero vitale, ad un’intuizione di gioia e serenità.
Sta per piegare il capo sulle sue carte, quando su uno dei rami dell’albero che si scorge in parte oltre la finestra, si posa un uccello che non aveva mai visto prima o, forse, non aveva mai osservato con i suoi occhi spenti.
L’uccello, più grande di un passero, frullava le ali come se volesse liberarsi di qualcosa, il suo becco ispezionava il piumaggio per pulirsi. Di colpo si ferma ed anch’esso guarda oltre il vetro, all’interno della stanza, incontrando lo sguardo di Giovanni.
In quei pochi istanti in cui Giovanni incrocia lo sguardo del volatile, accade quello che non era mai successo in tanto tempo.
Come folgorato da un’intuizione improvvisa, che ha rimesso in moto lo stanco motore della sua mente, egli prende coscienza della sua realtà e di quello che aveva perduto senza rendersene conto.
L’uccello spicca il volo. Giovanni si alza, indossa la giacca e, tra gli sguardi attoniti degli altri impiegati, infila con decisione la porta dell’ufficio e la chiude, rumorosamente, dietro di sé.
Nessuno l’ha più visto.Si è riappropriato del suo diritto a vivere!