IL NAVIGATORE SATELLITARE

Enrico ha ricevuto una telefonata da Francesco nella quale l’avvisa che il sabato successivo sarebbe andato, insieme ad altri comuni amici, a fare il consueto annuale rifornimento di olio extravergine d’oliva da Leopoldo, in quel di Cretone, piccolo paese della bassa Sabina, dove la coltivazione dell’ulivo rappresenta un’eccellenza, consolidatasi nel corso dei secoli.
“Allora vieni anche tu sabato?” Gli chiede Francesco.
“Certo che ci vengo, ho quasi finito l’olio e stavo appunto pensando a quando mi avresti chiamato. Tempo pochi giorni e ti avrei sollecitato io!” Gli risponde compiaciuto.

Francesco ha conosciuto Leopoldo per motivi di lavoro, perché esponente dell’UNAPROL, il consorzio nazionale dei produttori di olio d’oliva, cliente di rilievo della banca in cui lavorava e grazie alle sue capacità umane oltre che lavorative, ne era nata una conoscenza quasi amicale, nel corso degli anni in cui si frequentavano per motivi professionali. Non erano rare le volte che Leopoldo lo invitasse a mangiare a casa sua, insieme alla moglie, preparandogli dei cibi semplici e genuini, della tradizione contadina, dove il suo olio la fa da padrone, conferendo quel tocco di schietto sapore che solo un prodotto eccellente come l’olio extravergine d’oliva, per di più poco filtrato, può dare.
Da questa frequentazione a coinvolgere anche i suoi amici nel comprare un olio sicuramente naturale e dalle ottime caratteristiche organolettiche, il passo fu breve.

“Senti Francè, ma ce la fa pure stavolta la bruschetta preparata alla brace, insieme ad un po’ di salame ed ai prodotti sott’olio fatti dalla moglie?”
“Certo! Gliel’ho già detto di prepararci qualcosa di buono, ma poca roba, tanto per fare colazione…” Replica Francesco finendo con una risata.
“Non avevo dubbi che gliel’avessi chiesto esplicitamente, hai la faccia come il…”
“Io c’avrò pure la faccia come dici tu, ma tu e tutti gli altri c’avete la bocca come ‘na ciavatta!”
“Questo è vero, ma è difficile resistere a tanta bontà!”
“Ancora devo vedé ‘na cosa a cui resisti!”
“Vabbé ho capito… a che ora ci vediamo sabato?”
“Gli ho detto che saremmo andati verso le 10 -10,30!”
“Bene, allora ci vediamo sabato verso le dieci e mezzo, ciao!”
“Ciao Enrico!”
Il mattino dopo Enrico svuota la ghirba d’acciaio inossidabile del residuo olio della scorsa stagione, la pulisce accuratamente e la mette ad asciugare.
<Mancano due giorni a sabato, c’è tutto il tempo perché si asciughi. > Dice ad alta voce Enrico, già pregustando il piacere delle bruschette e del resto oltre a rivedere, dopo diverso tempo, alcuni amici.

Prima di partire, Enrico controllo se la ghirba è asciutta, per scrupolo v’infila il braccio dentro e la strofina con la carta assorbente da cucina.
<Bene, è asciutta e pulita!> Esclama soddisfatto.
Apre il bagagliaio dell’auto, la poggia sopra un cartone e la fissa avvolgendola con la retina elastica in dotazione. < Tanto al ritorno con trenta litri d’olio dentro non si muove certo>. Si dice.
In quel momento, senza capire come mai, gli viene in mente il navigatore satellitare regalatogli dal figlio, pochi mesi prima.
< La strada per Cretone non me la ricordo tanto bene, ci arrivo ugualmente, ma voglio provare st’aggeggio anche in campagna, in un itinerario fuori dalle strade importanti.>
Entra a casa e va nello studio a cercarlo. Appena trovato, si siede alla scrivania, fa mente locale per ricordarsene il funzionamento, lo accende e prova a programmare il “viaggio”.
La località di partenza: casa, è già in memoria, deve inserire il nome del paese.
<Cretone, ma ci sarà dentro ‘sto giocattolo Cretone?> <È tanto piccolo ‘sto paese che, secondo me, nun ce sta!>
Comincia a digitarne il nome con scetticismo, finché, con stupore, si accorge che anche l’ultima lettera appare a formare il nome completo: CRETONE.
<Incredibile ce l’ha in memoria, speriamo che sia quello giusto, sarà così sennò mi chiedeva la regione e, poi, un paese solo può chiamarsi così!>

Sistemato il navigatore in auto, collegato all’accendisigari e attaccato con la ventosa alla sinistra del parabrezza, ritorna in casa, prende il giaccone, saluta la moglie e parte.

Appena uscito dal giardino, il navigatore comincia a fare il suo “lavoro”. I primi seicento metri, tutto regolare: gira a destra, gira a sinistra ora dritto poi a destra e così via. Quando Enrico arriva allo slargo del comprensorio dove a sinistra si va verso l’autostrada ed a destra verso la Tiburtina e la Sabina, cominciano i problemi.
“Adesso giri a sinistra!”
<Ma che dice ‘sto coso? Cretone sta in Sabina, dalla parte opposta e questo me vò mannà sull’autostrada dell’Aquila!> Dice Enrico a voce alta come se parlasse con una persona. < Devo annà a Cretone e tu sei cretino che me voi fa fa il giro de Peppe!>
Incurante delle indicazioni che puntualmente, per diversi chilometri, gli consigliano di girare a sinistra, di fare una conversione ad U, Enrico percorre la strada che lui conosce, poi quando sarà in zona, sperando che a quel punto il navigatore agganci la destinazione, non dovrebbero esserci più problemi.
<In ogni caso è strano che ‘st’affare continui a dirmi di andare dalla parte opposta, anche ora che sono abbastanza vicino, quelle poche volte che l’ho usato sembrava che andasse bene!” Dice sempre ad alta voce. < se sarà imbriacato de kbyte e glie se so’ confuse le mappe> Afferma ridendo da solo e guardando con commiserazione lo schermo del navigatore che ogni volta che lui prosegue per la sua strada, si corregge e continua al primo incrocio successivo a dirgli: “ Tra cento metri girare a sinistra.”
<Ancora! Nun se ne può più, appena arrivo la spengo ‘sta baracca!>
Poco dopo, per paura di sbagliare, poiché nessun cartello indica Cretone, pur se ricorda di essere molto vicino, si ferma e chiede ad un signore appoggiato ad un furgone:
“Buongiorno, scusi, per arrivare a Cretone è questa la strada?”
“Sì, vada sempre dritto per tre, quattro chilometri ed è arrivato!”
“Grazie!”
<Meno male che ho chiesto, stavo per proseguire oltre> Si dice rassicurato di esser ormai vicino alla meta.
Il navigatore imperterrito, anche vicino al paese continua a dire di andare a sinistra, di fare una conversione ad U.
“Ahò me senti, semo arrivati, a scemo! Indove me voi mannà?”
“Ma chi l’avrà fatto sto navigatore, Aldo, Giovanni e Giacomo?”

Mentre fa queste considerazioni, già con l’acquolina in bocca al pensiero della bruschetta, continua a fissare lo schermo del navigatore, dopo l’ennesimo invito a girar a sinistra al prossimo incrocio. Appena lo supera, distratto dallo schermo non s’accorge in tempo per evitare un’auto, che sbandando contro mano occupa la sua corsia di marcia. Nonostante  un estremo tentativo di schivarlo, l’auto investitrice evita sì l’urto frontale, ma struscia tutto il fianco sinistro dell’auto di Enrico che non ha potuto scansare l’impatto sebbene avesse frenato con tutta la forza che aveva.
Pochi secondi e i finestrini sono andati in frantumi, l’airbag è scoppiato, lo sportello di guida, cedendo sotto l’urto, ha incastrato Enrico verso il cambio, lasciandolo dolente per tutta la parte sinistra del corpo. Nessuna ferita evidente e nessuna perdita di sangue, tranne alcune escoriazioni.
Ripresosi dallo stordimento ed incapace di muoversi Enrico si rende conto che, vista la dinamica dell’incidente, poteva andare molto peggio se quell’auto gli fosse piombata addosso frontalmente.
In quel mentre una voce a lui nota, proveniente dal pavimento dell’auto dice:
“Le l’avevo detto che doveva svoltare a sinistra, che doveva cambiare strada. Quella macchina l’avevo già individuata da tempo, camminava sbandando, il conducente era evidentemente ubriaco. Lei, niente ha voluto fare di testa sua ed ecco il risultato!”
Enrico dolorante ed ancora confuso, c’impiega un po’ a capire, poi:
“Li mortacci tua, ma vaffanculo!” Subito dopo cade in uno stato di semi incoscienza.
Numerose persone si sono fermate intorno ai due veicoli. Qualcuno ha già chiamato il 118 e l’ambulanza.
Dopo circa mezz’ora Enrico è a bordo dell’ambulanza diretta all’ospedale di Palombara, le sue condizioni non sono gravi, fortunatamente.

Nel frattempo i Carabinieri stanno svolgendo i rilievi dell’incidente, la cui dinamica, vista la posizione delle auto è indubbia, a ciò aggiungasi lo stato confusionale del conducente dell’auto investitrice, palesemente alterato da un elevato tasso alcolico, che contribuisce a renderne evidente la responsabilità.
Il maresciallo segue i suoi colleghi mentre prendono nota dei rilievi metrici e scattano delle foto. Un appuntato mentre sta vicino alla macchina di Enrico per scattare le fotografie, fa cenno al maresciallo di avvicinarsi.
“Che c’è Anto’, qualche problema?”
“No marescià, volevo solo che sentisse anche lei questa voce che viene dalla macchina.”
Il maresciallo incuriosito e diffidente fa: “Antonio, che vuoi che sia, sarà rimasta la radio accesa!”
“No, maresciallo, non è la radio.”
“Come sarebbe a dire non è la radio?” Replica piccato il sottufficiale.
“Ascolti e poi mi dica…”
Il maresciallo si china, porge l’orecchio e non sentendo nulla fa l’atto di alzarsi e di redarguire l’appuntato, quando:
“Le-avevo-detto-che-doveva-svoltare-a-sinistra-che-doveva-cambiare-strada-Quella-macchina-l’avevo-già-individuata-da-tempo-camminava-sbandando-il-conducente-era evidentemente-ubriaco- Lei- niente-ha- voluto-fare-di-testa-sua-ecco- il-risultato!”
Il maresciallo e l’appuntato restano basiti a guardarsi, incapaci di dire alcuna parola.
Poi, dopo poco, il maresciallo riprende le redini della situazione.
“Spegni quel navigatore, Antonio, fallo tacere!”
“Sì maresciallo!”
“Nel verbale dell’incidente nessuna menzione di questa cosa, che resti fra noi due e non parlarne con nessuno, bastano già le barzellette su noi Carabinieri, perché si debba aggiungere altri motivi di scherno!”
“Agli ordini maresciallo!” Fa impettito Antonio.
Confuso e agitato il maresciallo si avvicina all’auto di servizio ed al carabiniere alla guida ordina: “Metti in moto, torniamo alla stazione, qui non c’è più niente da fare per noi e… guida con prudenza e guarda bene la strada!”
“Va bene marescià!” Gli risponde il carabiniere guardandolo stupito.

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