1 aprile 2005
Ho visto, con gli occhi dell’anima, una figura librarsi da un letto di sofferenze, dritta, solenne e vestita di bianco.
Si è aggirata per un po’ nella stanza, osservando le persone che stavano intorno al suo corpo che, finalmente, aveva dischiuso il suo involucro per sollevarlo dai suoi affanni.
Aveva ripreso le fattezze note ed il vigore perduto del fisico appena abbandonato, caratteristiche queste che l’anima aveva sempre avuto.
Ha con serenità e commozione benedetto tutti quanti.
Dalla finestra, tante volte palcoscenico del suo amore, entra un luminoso fascio di luce che lo abbraccia tutto e con un movimento lento ed uniforme lo trascina con sé.
Sorvola la piazza a lui tanto cara, gremita di gente orante e sinceramente afflitta, allarga le braccia e ripete il suo gesto più consueto, benedicendoli.
Continua a sollevarsi, sempre con leggerezza, vede la città di cui è Vescovo, la nazione che lo ha subito riconosciuto come un suo connazionale, l’Europa, che grazie a lui si è liberata delle catene ideologiche e che si avvia a divenire sempre più unita e solidale.
Dà uno sguardo particolare alla sua terra, dove ha maturato la sua straordinaria personalità che ha influito in maniera determinante a modificare la storia.
Un ultimo sguardo alla Terra nel suo insieme, che diviene sempre più piccola e, sicuramente avrà qualche rammarico, per aver lasciato ancora irrisolte molte questioni religiose e politiche.
Non riesco quasi più a vederlo ed in testa mi martella un unico pensiero: in fondo… era solo un uomo, come me, come tutti noi. Se solo ognuno di noi avesse una piccola percentuale della sua forza d’animo, forse finalmente si riuscirebbe a vivere in pace, sempre.
Addio Karol!