Fiaba Moderna

FIABA MODERNA

“Nonno, nonno, mi racconti una storia, una di quelle che sai raccontare tu?”

“No, Luca, adesso non mi va e, poi, non sono pronto, te ne ho già raccontate tante, che non saprei più che dirti.”                                                                                                                             “E dai, nonno, che tu ne sai tante di storie, non può essere che, ora, non te ne ricordi una…”

L’insistenza del nipotino è tale che alla fine il nonno non sa dire di no e con l’aria di chi si accinge a fare un grande sforzo (mentre, invece, era molto felice quando Luca si poneva, in rispettoso ed attento silenzio, ad ascoltare le sue storie, più o meno vere), inizia una nuova favola che già da qualche tempo aveva preso forma nella sua testa e che riteneva quanto mai adatta e molto educativa per un bambino che si stava affacciando alla vita.

Le storie di nonno Luigi, hanno quasi tutte queste caratteristiche: d’essere frutto di fantasia, ma legate ad avvenimenti reali che contengono una morale significativa ed istruttiva.

“Nonno, allora?”                                                                                                                        “Eccomi Luca, dammi il tempo di riordinare le idee…!”

“C’era una volta (iniziava sempre nel modo classico), c’era una volta, non tanto tempo fa, un mondo diviso in due grandi parti, che comunemente erano chiamate Est e Ovest, secondo la loro posizione geografica. Queste due grandi parti erano entrambe abitate da tanta gente appartenente a numerosi popoli e religioni, anche molto diverse e lontane fra esse”.

“Ad est questi popoli erano uniti in un grande patto fra loro, a capo la nazione più importante e potente, che diceva loro quello che si doveva o non si doveva fare, con poche possibilità di discussione.”.

“Ad ovest gli altri popoli erano uniti anch’essi da un patto, ma la nazione più importante di esse, non aveva il potere di quella dell’est. Tutti i popoli dell’ovest avevano più libertà di scelta e più autonomia”.                                                                                                            “Questa situazione, era il risultato degli accordi fatti tra i vincitori della seconda guerra mondiale”.

“Ora, come succede anche fra voi bambini, est e ovest si contrapponevano e volevano dimostrare chi era il più forte ed il più bravo e, se possibile, vincere l’avversario e comandare anche su di lui”.

“Nonno, ma come fa un gruppo di popoli a comandarne un altro, se quelli non vogliono?”

“Eh, Luca, com’è sempre successo nella storia dell’uomo: con una guerra. Chi vince si prende tutto e comanda su chi perde”.

“E c’è stata la guerra?”

“No! Per fortuna la guerra, quella totale non c’è stata, anche perché con le armi che l’est e l’ovest avevano costruito per spaventarsi a vicenda, non avrebbe vinto nessuno, ma perso tutti”.

“E allora?”

“Ci fu una guerra che i politici chiamarono “fredda”, ma sempre una guerra. Ci si spiava, ci si punzecchiava, si teneva il punto ed il broncio, come fai tu con la mamma, quando c’è qualcosa che non ti garba”.

“E i popoli stavano a guardare ed a soffrire, a volte, anche senza conoscersi. Si era nemici solo per il fatto di stare ad est o ad ovest!”

“In quest’ennesima follia del genere umano s’inserì anche una gara a dimostrare chi era più bravo, non solo a costruire armi, ma anche fabbriche, a coltivare la terra, ad arrivare per primi nello spazio a costruire centrali nucleari e tante altre cose.”.

“Tu sai, cos’è l’energia nucleare o atomica, a scuola te n’avranno parlato ed anche papà e mamma?”

“Sì! Parli della bomba atomica, nonno?”

“Alle bombe atomiche, mi riferivo, quando ti ho detto delle armi. Lo stesso materiale che è servito per le bombe, può essere anche utilizzato per produrre la corrente elettrica ed è a questa che mi riferisco”.

Il nonno prosegue.

“Per non essere inferiori all’ovest, anche l’est iniziò a costruire delle centrali elettriche alimentate dall’energia nucleare, ne fece diverse nei vari stati che appartenevano al patto, tra cui una in Ucraina, che oggi, dopo lo scioglimento del patto dei popoli dell’est, è una nazione indipendente”.

“Questa centrale fu fatta in una cittadina che si chiama Chernobyl, che dista 90 km dalla capitale Kiev.”

“Nell’ovest hanno sempre avuto molti dubbi sulla sicurezza di queste centrali, perché ritenevano, giustamente, che le conoscenze tecniche ed i mezzi impiegati non fossero adeguati a simili strutture, le quali, se non costruite con la migliore tecnologia e mantenute con la massima sicurezza, avrebbero potuto rappresentare un gran pericolo”.

“La centrale di Chernobyl, divenne proprio un gran pericolo”.

“Il 26 aprile del 1986, un reattore nucleare esplose e s’incendiò. Le misure che dovevano tenere sotto controllo le radiazioni, non riuscirono ad impedire lo scoppio. La struttura cedette sotto il calore sprigionato e tutto intorno alla centrale, per un raggio di 30 Km, la vita cominciò a fermarsi, per poi morire. Nei mesi successivi morirono tante persone, tanti animali e tante piante e tante brutte malattie colpirono negli anni a seguire quasi un quinto della popolazione interessata. La nuvola piena di radioattività, arrivò fino in Europa, provocando danni e grande paura”.

“Tuttora, a distanza di vent’anni, le persone continuano ad ammalarsi, specialmente i bambini, che sono i più indifesi, a causa dei cibi che mangiano, che sono ancora inquinati dagli elementi radioattivi”.

“I bambini, nonno…bambini come me?”

“Si Luca, bambini come te!”

“A questo proposito, io ho parlato con mamma e papà per vedere se erano d’accordo a partecipare ad uno dei progetti messi in atto per aiutare i bimbi di Chernobyl, ospitando, per un mese, un paio di loro, a trascorrere una vacanza con noi, tanto la casa è grande. Mamma e papà si sono detti felici e mi hanno chiesto di sentire il tuo parere, conoscendo le mie capacità di coinvolgerti con le mie favole/storie.”

“Ecco perché, ti ho raccontato di Chernobyl”.

“Nonno questa storia è molto triste, soprattutto perché mi hai parlato di bambini come me, che hanno preso delle brutte malattie, per colpa di grandi cattivi. Io sono contento di averli a casa con me, avrò altri amici con cui giocare. Ma…questi bambini parlano italiano?”

“No, non credo almeno, anche se qualcuno di loro non sarà la prima volta che viene in Italia, ma penso che questo non sia un problema, vero Luca?”

“No, no, tra bambini, anche di paesi diversi, ci si capisce meglio che tra voi “grandi”. Non sarà un problema!”

Questa considerazione inattesa, come spesso succede con i bambini, dai quali non ci aspettiamo riflessioni profonde e mature, pensando che “alla loro età” non siano capaci di comprendere problemi, anche importanti, colpisce piacevolmente il nonno, che si commuove, senza dare a vederlo.

“Bene, Luca, allora siamo tutti d’accordo in famiglia, ospiteremo i bambini di Chernobyl, così per un mese mangeranno cibi sani e respireranno un’aria più salubre della loro e li aiuteremo a stare meglio in futuro!”

“Ora, si è fatto tardi, è ora che tu dorma”.

Luca si rannicchiò nel letto, contento di partecipare, insieme alla sua famiglia, a questa buon’azione e, chiudendo gli occhi, cominciò ad immaginare come sarebbero stati questi bambini, a come avrebbero giocato insieme con lui ed ai suoi amici, a…

Si è addormentato.

E… saranno lieti e contenti, insieme per un mese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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