Premessa
Questa piccola storia surreale è dedicata a tutti coloro che dinnanzi a dei fatti di cronaca che riguardano gli animali (ultimo in ordine di tempo il toro spagnolo che ha invaso le gradinate della plaza de toros) inorridiscono, a volte anche giustamente, contro gli esiti di queste vicende, che vedono soccombere i tori, i delfini, le balene, le foche e tante altre specie. La mia speranza è che tali spontanei e sinceri moti di reazione, che in alcuni casi ritengo sproporzionati all’evento (mi riferisco al palio di Siena), si abbiano anche in occasione di altri eventi che sono ben più importanti, riguardanti la vita delle persone, che credo meriti una tutela primaria e maggiore di quella degli animali che, pur sempre, deve perseguirsi.
Noto, però, che non siamo in grado di reagire con la giusta fermezza, rabbia, sdegno e riprovazione, alle condanne corporali inflitte dalle leggi islamiche, alle condanne a morte numerose che si eseguono nella Cina, alle condanne a morte d’intere popolazioni africane, causa la bramosia e la corruzione dei loro governanti, che non si preoccupano del popolo ma solo di appropriarsi, a loro vantaggio, delle risorse nazionali e degli “aiuti” che sono concessi dalla comunità internazionale.
In ultimo e, per me, il più importante, c’è la tragica indifferenza e l’assuefazione che i popoli, cosiddetti civili, hanno nei confronti dell’aborto, praticato da sempre in verità ma, oggi, in numero macroscopico, se si considerano le “interruzioni di gravidanza” ufficiali, come sono definiti eufemisticamente gli aborti (uno ogni quattro nascite!), grazie all’interpretazione molto elastica di aborto terapeutico e quelli clandestini che tuttora sono praticati.
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La piccola stanza è illuminata dall’ultima luce del giorno che s’insinua fra le fessure delle imposte di legno.
È una piccola ma accogliente camera da letto dove due giovani, sposi da pochi mesi, si stanno scambiando le tipiche effusioni di due amanti ancora infervorati dalla passione reciproca che li ha spinti sino al matrimonio.
“Prendi un preservativo Andrea!” gli dice con voluttà Angela.
“Subito.” Le risponde.
Apre il cassetto del comodino, lo rovista per alcuni secondi e sbotta:
“Cazzo, sono finiti e non me ne sono accorto!” esplode contrariato Andrea.
“Va bene dai, domani li comprerai, ora vieni qua e amami, ma cerca di stare attento, non sono… non siamo, ancora pronti a metter su famiglia!”
“Ok starò attento a togliermi quando sarà il momento, non ti preoccupare.”
Si abbracciano calorosamente e iniziano l’amplesso già predisposti dai teneri preliminari precedenti.
Come accade spesso, però, la foga della copula e la grande eccitazione non facilitano le manovre evasive per evitare l’eiaculazione nella vagina. Non sempre si fa in tempo e anche se ci si allontana lestamente, qualcuno delle diecine di milioni di spermatozoi che fuoriescono all’arrembaggio, riesce a rimanere dentro e ad iniziare il suo ostinato viaggio verso un ovulo da fecondare
“Porca miseria Andrea non ce l’hai fatta a ritirarti in tempo, speriamo che quel poco che è entrato non sia sufficiente!” fa impensierita Angela.
“Dai, non è la prima volta che succede, anche da fidanzati qualche volta non son riuscito a scappare per tempo!”
“Sì, però ne basta uno, uno solo, non lo sai stupido? Un’eiaculazione minima vale come una completa, c’è qualche probabilità in meno ma di fronte a milioni di spermatozoi che vuoi che differenza faccia!”
“Fai subito un lavaggio vaginale.” Le suggerisce
“Ha parlato il ginecologo…” risponde con ironia Angela “comunque meglio di niente, anche se serve a poco!” dice mentre si avvia verso il bagno.
Ora cambiamo scenario: dalla stanza da letto andiamo nella vagina di Angela.
Quei pochi, si fa per dire, spermatozoi scappati al controllo di Andrea, stanno già risalendo il collo dell’utero, facilitati anche dall’azione di “risucchio” esercitata dalla contemporaneità dell’orgasmo di Angela con quello del marito. Molti di essi, in questa prima fase, saranno eliminati dall’ambiente acido che attraversano ecco perché questo primo stadio deve essere rapido, affinché alcuni di essi possano giungere indenni alla cervice uterina, zona più favorevole, il cui contatto con le mucose vaginali ne aumenterà il potere fecondante. Da questo punto in poi solo poche diecine di spermatozoi saranno in grado di proseguire verso la tuba dove l’ovulo da fecondare sta scendendo.
Immaginatevi la scena e la confusione che si crea fra i numerosi pretendenti di un solo ovulo che, intanto, sta perdendo le cellule follicolari che le stanno intorno. In pratica l’ovulo sta abbassando le sue difese per consentire ad uno solo degli spermatozoi rampanti di fondersi con esso.
Quest’ultimo come ci riuscirà? Forse così?
“Ciao piccolo uovo mio, io sono lo spermatozoo n°… no è troppo lungo il numero da pronunciare, basta dirti che come vedi sono il più bello ed il più forte del gruppo e quindi devi scegliere me.”
“Ciao spermino, permettimi questo diminutivo, ma sei così piccolo rispetto a me, io sono la cellula uovo 1.371, noi siamo molte di meno, perché più importanti di voi!” risponde con sussiego ed ironia l’ovulo.
“Sì devo ammettere che sei carino e non ne vedo altri, tra quelli che stanno litigando qui intorno, più belli di te e, poi, tu sei arrivato per primo, quindi sei forte e tenace e meriti di fondere il tuo corredo genetico con il mio. Attaccati forte a me e ti farò entrare.”
Spermino, non aspettava altro, stanco ma felice s’ingloba completamente nella cellula uovo, liberandosi della sua coda e unisce i suoi 23 cromosomi con gli altri 23 del “suo” uovo e, nel frattempo, impedirà agli altri di fare altrettanto, condannandoli alla morte
“Finalmente! Ora cara siamo diventati una sola cellula: siamo uno zigote!”
Nella tuba succede qualcosa che nessuno potrà mai vedere, una piccola scintilla la illumina per alcuni millisecondi, è l’energia vitale che unisce le due cellule che si sprigiona in quel minuscolo lampo che certifica la nascita di un nuovo essere. Non sarà così, ma immaginare che possa succedere procura una grande emozione: un microscopico “big-bang” che si genera anche all’interno di una donna, come quello che fu all’origine dell’universo!
In pratica, in scala molto più piccola queste due cellule hanno replicato l’atto d’amore che le ha portate a “conoscersi” ed a fondersi in un unico elemento.
Nel giro di cinque giorni, dopo aver fatto il percorso a ritroso della cellula uovo, che molti ovuli fecondati non riescono a superare, la morula si attaccherà nell’utero diventando una blastocisti ed inizierà il suo percorso di differenziazione cellulare in strati sovrapposti, nei quali è già delineato il progetto del futuro individuo.
Trascorse tre settimane l’embrione inizia ad assumere una forma più definita.
Dopo nove settimane termina la fase embrionale ed inizia quella fetale.
Tra la nona e la dodicesima settimana il feto avrà sembianze umane.
Alla sedicesima settimana avrà l’aspetto di un neonato in miniatura.
A ventuno settimane sarà lungo venti centimetri e peserà circa duecentocinquanta grammi. A questo punto la madre inizia ad avvertire la presenza del figlio nel suo grembo!
È trascorso poco più di un mese dal rapporto “irregolare”.
Porca miseria, non mi sono venute ancora le mestruazioni!” quasi urla Angela. “Sono già cinque giorni di ritardo, non mi era mai successo, sono così regolari fin dall’inizio! Porca troia. Vuoi vedere che questa volta sono rimasta fregata!” inveisce ancora Angela.
“Andrea, hai sentito, non fare lo stronzo e vieni qua!”
Il tono di Angela è di quelli che non ammette esitazioni.
“Che ti avevo detto, eh? Tu invece a dire: – ma dai non è la prima volta che succede, che vuoi che… brutto cretino che non sei altro ed ora eccomi qua!”
“Alcuni giorni di ritardo non significano nulla, può capitare, abbi ancora un po’ di pazienza e vedrai che non è come pensi! Dai vieni qua dammi un bacio!” le dice nel tentativo di rassicurarla.
“Sì un bacio, la fai facile tu, tanto sono io che rimango incinta…”
“Ancora Angela e dai!”
“Ma che dai e dai, queste cose si sentono ancor prima di avere le analisi certe ed io “sento” che stavolta m’hai fregata anzitempo!”
“Va bene!” dice Andrea. “Tanto avevamo deciso che avremmo avuto un figlio…”
“Certo che sì, ma non ora, non è ancora il momento giusto, io lavoro a tempo ridotto e pure precaria sono, tu non guadagni molto, sei stato assunto da poco e lo stipendio è quello che è! Insieme con il mio riusciamo a mala pena ad arrivare alla fine del mese e grazie anche ai nostri genitori…” risponde amareggiata Adriana.
“Ci mancava un figlio, proprio ora! Immaginami che vado in ditta e dico al proprietario che sono rimasta incinta, quello mi scarica di sicuro, come ha fatto qualche mese fa con Fiorella, ti ricordi? Così addio anche ai pochi euro miei e dopo, col pancione, dove vado a cercare un altro lavoro?” dice fra le lacrime Angela.
“Cerchiamo di esserne sicuri, intanto, poi una soluzione la troveremo, ci sono sempre i nostri genitori…”
“Dobbiamo farcela da soli non possiamo sempre dipendere dai genitori! Avevamo detto che per i primi anni niente bambini ed ecco che per colpa tua stiamo così! Te lo dovrei tagliare quel coso che hai in mezzo alle gambe che non riesce mai a star fermo, ah quant’era meglio che ti avessi fatto una sega!” sbraita Angela in preda allo sconforto.
“Angela dai calmati, per piacere, non mi far sentire in colpa… noi ci amiamo e questo succede fra due che si amano… ma cazzo, appunto! Addirittura me lo vorresti tagliare?” le replica con tenerezza, guardandola negli occhi.
Angela resta per un po’ a fissarlo, poi, riprendendo il controllo, il suo viso si addolcisce e si apre in un bel sorriso e gli si butta al collo.
“Hai ragione, scusami ma non ero preparata ad un evento del genere ora e me la sono presa con te, quando è con me stessa che ce l’ho, perché soprattutto io dovevo stare più attenta.
Un bacio chiude il bisticcio.
“Tanto una soluzione si trova…” dice Angela mentre va in bagno. Andrea la segue perplesso, perché non capisce o spera di non aver compreso cosa potesse intendere per “soluzione”.
L’indomani mattina, Angela si alza come se dovesse andare a lavorare, anche se è sabato e, senza svegliare Andrea, va in bagno.
Il giorno prima, nella farmacia vicina a casa, aveva acquistato un test di gravidanza che si può fare da sola: apre la confezione, legge le istruzioni, le segue con scrupolo, poi attende l’esito della reazione.
L’esito è positivo!
Angela ha così la conferma di quello che già il suo corpo le trasmetteva.
Con il contenitore dove la reazione è avvenuta che mostra il dato positivo, Angela ritorna in camera, si siede e attende che Andrea si svegli: sono quasi le otto e trenta.
L’attesa dura poco ed in quei pochi minuti Angela inizia già a prevedere come sarà il futuro immediato e il da farsi. Non ci vuole molto perché, in una ragazza determinata e volitiva come lei, maturi l’idea di abortire, per non complicarsi la vita in una situazione lavorativa ancora fluida che deve essere consolidata, con degli impieghi stabili su cui fare conto, specialmente per ampliare la famiglia.
“Buon giorno amore!” già in piedi? Gli sussurra Andrea.
“Buon giorno per te!” gli risponde secca.
“Che succede? Ti sei svegliata male?”
“No! Mi sono solo svegliata in compagnia!”
“Che dici non capisco.” le risponde con voce sonnacchiosa.
“Sono incinta, ho fatto il test!” gli dice alterata.
“Ah! E allora, che si fa?” chiede pacatamente Andrea.
“Che si fa? Cosa vuoi fare, niente, andiamo a prendere un caffè al bar, un cornetto, poi si va a spasso a fare shopping, magari a vedere un negozio per neonati!” gli risponde con ironia Angela.
“Ho capito ora non è proprio il caso di parlarne, vado in bagno e poi facciamo la colazione… tu l’hai già fatta, visto che sei in piedi?”
“No per ora ho fatto solo il test, per la colazione aspettavo te, noi facciamo tutto insieme… anche i figli!”
“E dai ancora, stai buona e prepara il caffellatte mentre mi faccio la barba.”
“Bravo fatti la barba… anche in mezzo alle gambe, hai visto mai che riesca a tagliare anche quel pelo moscio…!”
“Spiritosa e scema.” Le fa Andrea mentre entra in bagno.
Trascorsa un’ora e riacquisiti gli umori abituali, Angela ed Andrea escono per andare a fare le solite commissioni del sabato: la spesa, il giornalaio ed il bar per prendere un cappuccino.
Mentre camminano Andrea le chiede:
“Dovremmo dirlo ai nostri genitori che…” non fa in tempo a finire la frase che:
“Sei matto? Non dobbiamo dire nulla ai nostri genitori, ce la sbrighiamo fra noi, loro non capirebbero!” dice con convinzione Angela.
“Cosa non dovrebbero capire.” Fa Andrea dissimulando.
“Andrea il cappuccino non ha fatto effetto, dormi ancora? Non devono nemmeno immaginare che abbia intenzione di abortire!”
“Allora è questo che vorresti fare veramente, non lo vuoi tenere… nostro figlio!” replica calcando la parola “figlio”.
“E certo, come si fa sennò, soprattutto come faccio io, perché il figlio devo farlo io con tutto quello che ne segue. A te è bastata una piccola sputata di sperma e a me toccherebbe assumermi tutta la responsabilità di portare avanti la gravidanza, di perdere il lavoro, alterando il già precario equilibro della nostra situazione economica!”
“No, non si può fare, poi non sono nemmeno pronta psicologicamente alla maternità!” incalza Angela con il suo ragionamento, seguita da un allibito ma remissivo Andrea.
“La legge mi permette di abortire entro i novanta giorni e, nell’interesse di entrambi, mi avvarrò di quest’opportunità.”
Segue una pausa silenziosa in cui anche i rumori della strada sembrano scomparsi.
“L’interesse di entrambi…” ripete a voce alta Andrea. “… e l’interesse del bambino o bambina non conta nulla?” domanda accorato.
Angela che non si aspettava quest’affermazione, accusa il colpo e rimane perplessa ed indecisa sulla risposta.
“Sei diventato bigotto e integralista osservante, adesso? Non mi sembrava che tu fossi contrario all’aborto quelle poche volte che abbiamo affrontato l’argomento, sia da fidanzati sia appena sposati.”
“Hai ragione amore, ma quando poi la cosa ti tocca in prima persona, le prospettive mutano e le convinzioni rischiano di vacillare!”
“Pensi che io non abbia considerato il problema, che non mi renda conto di quello che vorrei fare?” gli dice appassionatamente.
“Non solo, ma ho anche considerato che potrei provare un rimorso per tutta la vita, non è una decisione facile e leggera per una donna, anche se le leggi te lo consentono. So benissimo che abortire significhi impedire ad una vita di svilupparsi e ad un nuovo essere umano di nascere… mi vengono i brividi a pronunciare queste parole, cazzo!”
Una pausa di silenzio segue queste parole. Angela e Andrea si fissano dritto negli occhi con un’intensità carica di emozione. Nessuno dei due sembra avere il coraggio di continuare il discorso.
Alla fine Angela prende forza e, come il solito, forte del suo carattere volitivo e pragmatico e per vincere le resistenze di Andrea gli dice:
“Andrea io ti amo e ti capisco, però bisogna pure essere pratici e concreti e stare con i piedi per terra: in questo periodo non possiamo sostenere ancora il peso di un bambino, in futuro quando la nostra situazione economica si sarà stabilizzata, allora potremo pensare ad avere dei figli, sì anche più d’uno.”
Gli dice Angela anticipando Andrea che è rimasto stupito da questa sua affermazione.
“Crescere dei figli in un ambiente familiare tranquillo e sereno, senza le preoccupazioni di riuscire a quadrare i conti, è un atto di responsabilità soprattutto nei loro confronti, non sei d’accordo?” gli dice ben sapendo di averlo messo in seria difficoltà con la sua razionale dialettica.
“Sì, sì, certo sono d’accordo! A malincuore devo riconoscere che hai ragione e… poi ti amo così tanto che non ti contraddirei mai! So che non sei una superficiale ed una sventata ed ho tanta fiducia in te.”
Un abbraccio conclude la conversazione e suggella, al contempo, la decisione maturata da Angela di abortire.
Dopo qualche giorno, Angela inizia ad affrontare l’iter che la porterà ad interrompere la gravidanza.
Si presenta prima dal suo medico di famiglia che seguendo il dettato della legge, la informa sui suoi diritti, sugli aiuti che potrebbe ottenere e poi se riscontra le condizioni conformi alla legge, le rilascia un certificato con il quale presentarsi presso una struttura idonea a compiere l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG, una sigla che, ipocritamente, maschera ancor di più la crudezza dell’azione che si sta chiedendo).
Con questo certificato Angela si reca presso una struttura sanitaria autorizzata a compiere questi interventi. I sanitari verificata l’assenza d’urgenza, la invitano ad aspettare ancora una settimana per valutare se proseguire o meno.
Nel frattempo la sua gestazione è entrata nel terzo mese, restano solo altri venti giorni ai fatidici novanta prescritti dalla legge. L’embrione è diventato un feto.
La decisione è già stata presa da oltre un mese, nessun ripensamento o tentennamento, quindi, trascorsa la settimana Angela può presentarsi per l’interruzione.
Nell’ospedale prendono atto e la inseriscono in un elenco specifico, con l’accordo che la chiameranno quanto prima.
Trascorrono solo due giorni quando una telefonata dall’ospedale le annuncia di presentarsi l’indomani mattina, sarà usato il metodo più comune per il suo periodo di gravidanza: L’aspirazione.
Puntuale Angela si presenta all’ospedale, la preparano, la fanno sdraiare su un lettino con le gambe divaricate appoggiate su due forcelle.
Le praticano un’anestesia locale, una flebo e “l’operazione inizia”!
In quel momento mentre il dottore sta esaminando manualmente il collo dell’utero per individuare le dimensioni e la posizione dell’utero, accade che il feto originatosi da “spermino” ed “ovulo”, ormai diventati un tutt’uno, si accorga di questi strani movimenti e, lì per lì, non ne comprende il motivo.
“Sarà un’altra visita ginecologica…”
“Però è strano sembra più approfondita ed invasiva… cosa succede?”
Non ci vuole molto per capire quello che si stava compiendo.
“Oh no! Vogliono estirparmi, prima ancora di essere completo, ma… lo sono già, anche se piccolino: io penso, quindi, sono!”
“Non fatelo, vi prego non fatelo! Sono sano, vigoroso, non ho difetti, sono nato da un atto d’amore non di violenza. Potrei diventare una persona importante, uno scienziato, un musicista, un inventore, un ricercatore che scoprirà nuovi rimedi per le malattie e vincere il Nobel… non potete saperlo e anche se così non fosse, sarò uno come voi: che vivrà, amerà, soffrirà, commetterà azioni buone e cattive, come voi adesso!”
“Non continuate! Voi state uccidendo non solo il mio futuro ma anche il vostro, pensateci bene… pensateci bene! Nooo… “
L’hanno fatto! Il grido del feto è stato strozzato dalla cannula.
Nessuno saprà mai chi effettivamente è stato sottratto all’umanità che, forse, non lo meritava.