BALAUSTRATA DI BREZZA

Balaustrata di brezza

per appoggiare stasera

la mia malinconia           

G. Ungaretti

(è un tema dei tempi del liceo!)

È sera.

Il manto scuro del cielo è perforato dalla luce di migliaia di stelle, che con il loro tremolio e con la loro distanza sono, per gli occhi del poeta, un’immagine sensibile dell’infinito e questa parvenza d’infinito riesce ad infondere un po’ di speranza nel cuore, nel suo cuore, che vede come la grandezza del Creato attenui il suo dolore, la sua malinconia.

La strada è deserta, buia, sprofondata in un silenzio che nemmeno i suoi passi intaccano. Il cielo è sopra di lui, dietro il passato con le sue amarezze ed i suoi dolori, davanti il futuro, l’ignoto.

Egli cammina, i capelli carezzati da una brezza leggera, proveniente dal mare, che sa di lontano, d’esotico, d’ignoto.

Nel suo cuore si nasconde la malinconia. Troppo vivo e presente è il ricordo di colei che ha amato ed ora non c’è più, troppo impressi nella mente, gli attimi felici ma sfuggenti, sereni ma passati.

Ora è finito, sì! Ma il cuore è là e soffre. Continua a camminare, le lacrime asciugate dalla brezza che viene dal mare.

Come? Perché? Si chiede, ma nessuna risposta gli sanno dare le stelle, gli sa dare il mare

Il poeta procede ancora e si lascia indietro il passato, ma la malinconia che lo affligge fa da legame con ciò che vorrebbe dimenticare e la brezza serale par quasi trattenerla nel suo cuore, dicendogli: “È il ricordo… non perderlo!”.

Egli procede, solo nella notte, sotto il cielo, in compagnia della brezza e della malinconia.

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