DOLCE MORTE

Spruzzi lievi d’acqua salmastra,

raggi purpurei di sole calante,

brezza vespertina densa di profumi,

colpiscono il mio immoto corpo.

 

Lo sguardo fisso verso l’utero primordiale.

Il suono infinito delle acque placentari.

Sono avvolto dalle sensazioni eterne

dell’essenza dove è comparsa la vita

e da dove si sono sviluppate tutte le altre.

 

Avanzo verso di Lei con passi lenti,

il suo liquido vitale tutto mi avvolge.

 

A te che hai generato la vita,

restituisco la mia!

 

4 agosto 2006

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