Racconto secondo classificato nella sezione racconti brevi, nella VII edizione del concorso S.Benedetto nel cuore, Maggio 2014
Tutti lo chiamavano Andrea, ma nessuno sapeva se quello fosse, veramente, il suo nome.
Nel quartiere, che è il centro geografico e politico di Roma, lo conoscevano, ormai, quasi tutti: commercianti, professionisti, uomini politici e gli impiegati delle grandi banche che si affacciano sulla via del Corso.
Pochi lo guardavano con occhio benevolo.
I più mostravano segni evidenti di fastidio, per la sua presenza e per l’intenso afrore che emanava dal corpo e dai panni che, raramente, avevano rapporti con l’acqua ed il sapone.
Andrea, però, a parte la scarsa igiene, non importunava nessuno e non chiedeva l’elemosina, ma non poteva non accettarla, quando qualcuno faceva rotolare degli spiccioli o una banconota ai suoi piedi.
Egli aveva i suoi punti di riferimento sparsi nel quartiere, dove vi si spostava secondo la stagione e le condizioni atmosferiche, nei quali era solito sostare insieme alle sue buste di plastica che contenevano tutto il suo “patrimonio”, oltre agli indispensabili cartoni che costituivano il suo giaciglio.
Era difficile stabilire che età avesse, dal momento che il viso era coperto da un’ispida ed incolta barba brizzolata ed anche i lunghi capelli, untuosi ed irsuti, contribuivano a celarne le fattezze.
Dai quaranta anni in su, diverse età potevano essere plausibili e nessuna, forse, quella giusta.
Non dava confidenza, anche sollecitato. Nessuno l’aveva mai sentito parlare, almeno fra coloro che, fuggevolmente, gli passavano davanti quasi tutti i giorni ed anche il nome Andrea non si capiva come fosse arrivato a conoscenza di tutti. Non si aveva idea da quanti anni, ormai, “vivesse” nel quartiere.
Ogni tanto, spariva per qualche giorno. Si seppe, poi, che ciò era dovuto alle associazioni caritatevoli che si occupano dei senza casa e senza famiglia, che periodicamente si prendevano cura di lui, provvedendo a pulirlo, a cambiargli i vestiti con altri usati, ma puliti. Dopo queste radicali pulizie, si faceva fatica a riconoscerlo, perché privato della barba e con i capelli in ordine. In quei giorni, il suo volto senza età, ci mostrava un uomo dall’aspetto sereno e disteso, per nulla turbato dalla vita che conduceva e dagli inevitabili stenti, vita che sicuramente aveva scelto deliberatamente.
Gli occhi neri e profondi, dotati di uno sguardo penetrante ma che non tradiva debolezza, esprimevano una forza di carattere ed uno spirito libero, senza il peso di alcun affanno.
Andrea era cosciente della sua scelta, che lo aveva reso libero nella mente e nel corpo e mostrava una serenità che, nelle sue condizioni, appariva anomala ed irrazionale ad un’analisi affrettata e superficiale.
Fra le sue cose, nelle immancabili buste, spesso si vedevano spuntare dei libri. Qualcuno era riuscito a sbirciare qualche titolo, con la scusa di avvicinarlo per chiedergli se gli occorreva qualcosa ed aveva visto che si trattava di libri di autori famosi, contemporanei e no.
Il direttore di una grande libreria, che aveva avuto modo di conoscerlo, superando la sua istintiva diffidenza o, meglio, il suo marcato senso d’indipendenza e d’autonomia, aveva preso l’abitudine di prestargli dei libri. Andrea, dopo averli letti, li restituiva, a volte personalmente in libreria, con regolarità ed avendone grande cura, affinché non si sporcassero o si danneggiassero.
Non era facile vederlo leggere i libri, evidentemente per essi si ritirava in qualche luogo appartato e solitario, dove consumare in tutta tranquillità il suo “pasto” della mente. Era più facile vederlo, mentre leggeva un giornale o più d’uno, che qualcuno di noi gli lasciava ai piedi dopo averlo letto.
Tutti questi particolari, emersi in tanti anni di “conoscenza”, avevano creato intorno ad Andrea un alone di rispettabilità e di tolleranza, che faceva largamente premio sul suo anormale e stravagante modo di vivere, cosicché il numero di coloro che provavano disturbo dalla sua visione e dal suo modo vivere, era molto diminuito ed era diventato un’icona insostituibile nell’ambiente microsociologico del quartiere: una presenza di cui non si poteva fare a meno… lui c’era sempre!
Non era infrequente che alcuni di noi, quando facevamo delle riflessioni sul suo personaggio ed il suo stile di vita, affermassero che, forse, potevamo essere noi a sbagliare a considerare vita quella frenetica e ansiosa che conducevamo, nella quale perdevamo sempre più di vista certe verità e certi valori che Andrea sembrava, invece, aver perseguito e raggiunto con soddisfazione, guadagnando un equilibrio a noi sconosciuto.
Andrea, infatti, era sicuramente una persona di buona cultura ed intelligente. Non si conosceva il percorso umano e psicologico che lo aveva condotto a scegliere di vivere sulle strade, alla mercé delle intemperie e della malevolenza della gente. Era, però, una scelta consapevole e la serenità che traspariva dal suo sguardo e dai suoi atteggiamenti, facevano capire che, per lui, era stata la soluzione giusta.
Una mattina d’inverno, quel fagotto formato dal suo corpo, dai cartoni e da qualche logora coperta, non si mosse più al giungere della luce del giorno.
Più d’uno, dei commercianti e degli impiegati vicini al luogo dove stava dormendo in quei giorni, si meravigliò di non vederlo già sveglio ed assorto nelle sue meditazioni, indifferente alla folla che gli scorreva dinanzi.
Prolungandosi questa situazione e nel timore che stesse male, alcune persone gli si avvicinarono, prima chiamandolo, poi, non avendo risposta, cominciarono a scuoterlo ed a liberarlo della sua misera copertura.
Con grande stupore di tutti, sotto i cartoni c’erano solo le coperte arrotolate a bella posta per simulare la presenza del suo corpo ed in luogo della testa, della carta di giornale arrotolata, contenente un libro: L’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam!
Anche i giornali, nella cronaca cittadina, riportarono la notizia della scomparsa di Andrea, divenuto un personaggio del colore locale.
Nessuno riuscì a scoprire che fine avesse fatto e chi fosse veramente e perché vivesse così, o, meglio, nessuno si è sentito di accertare la “verità”, rispettando anche questa sua scelta.
Andrea ha sicuramente apprezzato…
Dopo molti giorni fu rinvenuto un corpo nel Tevere, nel tratto tra Roma e Fiumicino, irriconoscibile per la lunga permanenza nelle limacciose acque, ma sul quale era evidente la presenza di una folta barba e capigliatura
In molti ipotizzarono che potesse essere il corpo di Andrea, ma alla maggioranza, invece, piaceva pensare, non essendoci prove certe, che Andrea era semplicemente sparito, in cerca di altri luoghi, in cui condurre la sua felice e libera esistenza, come un moderno eremita, non più solitario e nascosto, ma fra la gente e… per la gente.
Addio Andrea, randagio per la società, ma inamovibile per il tuo spirito!
2 risposte a IL SUO NOME ERA ANDREA